Come al solito, mi siedo qui di rado. Non sono un fan dei blog e non riesco a gestirne uno mio. Lo considero ormai una sorta di giardino segreto in cui mi rifugio quando devo parlare di cose che proprio mi logorano dentro. Tanto, alla fine, so bene che in pochi leggono davvero un intero messaggio lasciato qui...e quindi posso permettermi di scrivere tutto quello che mi pare, cattiverie e parolacce comprese. E allora inizio con un bel vaffanculo...gratuito e inaspettato. A chi è rivolto questo vaffanculo? A me in primis. A chi ritiene di meritarselo. A chi ha fatto di tutto per meritarselo. A chi farà qualcosa degno del mio vaffanculo...diciamo che mi porto avanti col lavoro.
Sono un uomo estremamente paziente, troppo paziente direi. Un tempo non ero così ma ho imparato a mie spese che reagire istintivamente, d'impulso, non serve a un cazzo. L'animale che viveva in me faceva continue cavolate, fino a creare i guai peggiori. Così, presi in mano la mia coscienza e le chiesi: "oh, che vogliamo fare? Crescere o rimanere cuccioli incazzati?". Scelsi la via del cambiamento, la via della pazienza, della comprensione. E prese il via uno dei periodi peggiori della mia vita, a livello emozionale ovviamente, perchè mi rendo conto che c'è molto di peggio al mondo e c'ho poco da lamentarmi. "Abbozzavo", sempre e comunque. Qualsiasi cosa capitasse, davo la giustificazione a tutto. Ho perdonato tradimenti di amici, tradimenti di donne, tradimenti di mogli, tradimenti familiari. Ho perdonato sul lavoro, in tutti i modi possibili. A volte ho anche cercato di perdonare e di tenere in piedi rapporti o collaborazioni che non avevano più motivo di esistere. Scherzavo, ridevo, ironizzavo. Un bel cammino, lo ammetto. Mi sentivo uomo e mi ci sento tuttora. Ma devo ammettere che, anche davanti all'evidenza, io "abbozzavo" e sopportavo cose che, fondamentalmente, non condividevo e che quindi non cancellavo davvero. Semplicemente, infilavo tutto in un angolo del cervello che non sapevo di avere. Un archivio, dove tutto si è accumulato per anni. Poi, l'archivio si è riempito e, all'ennesimo gesto di pazienza, è esploso....e allora: vaffanculo.
Ho continuato a sopportare. Ho sopportato di essere calpestato. Ho sopportato il fatto di essere preso in giro. Ho giustificato ogni azione fatta contro di me, come gesto di confusione. E sono stato sempre presente a dire la parola giusta e a dare l'attenzione "immeritata" a chi non me ne dava nemmeno la metà. Sono entrato a far parte di un gioco in cui, pur essendo libero, non potevo sentirmi tale. La mi fiducia tradita nel modo più ignobile e io che davo una ragione a tutto quel che accadeva. Sopportavo. E intanto venivo fottuto alle spalle. Ora, onestamente, provo un senso di schifo. Perchè cosa vengo a scoprire? Che non dovevo sopportare. Che dovevo essere cattivo, stronzo, menefreghista. Il mondo funziona così. Vanno avanti gli stronzi. Ok, mi volete stronzo? Posso diventarlo in un attimo. Ci metto poco a tornare quello che ero. Ci metto poco a spaccare l'intero mondo che mi circonda. Perchè dopo tradimenti, disattenzioni, menefreghismi e prese in giro...posso davvero dire che mi sono rotto altamente i coglioni. E quel che è peggio è il tempo perso a sopportare tutto questo.
Sopportare e, comunque, fare di tutto per persone che non ti hanno dato nulla. Ho creato opportunità, ho passato notti insonni a sentire i problemi altrui, ho rischiato il mio posto di lavoro per qualcuno, ho messo in dubbio l'intero mondo, ho dato tutto e anche di più. E con cosa mi ritrovo? Con un bel calcio nel culo.
Ha ragione mio fratello, ha ragione la mia migliore amica...hanno ragione tutte le persone che da anni mi dicono di diventare meno buono. Ecco, il mio errore è stato sempre quello: essere troppo buono.
Sento i conati di vomito per quello che ho buttato via, per quel che ho sprecato, per ogni singolo minuto che ho fottutamente lasciato passare. Preso in giro, tradito e fottuto. Così mi ritrovo.
La bontà è finita, la pazienza è finita.
Tanto so esattamente cosa sta accadendo in questo momento alle mie spalle...e scusate tanto se non mi fido di chi mi ha mentito una volta, di chi mi ha fottuto una volta...
Scusate la volgarità...
Ogni tanto ci vuole...
Saluti
RafaHell
RAFAHELL WORLD
IL NUOVO MONDO DI RAFAHELL
...lontano dalle sue poesie, lontano dalle sue foto...
...riflessioni sulla vita quotidiana....
venerdì 30 marzo 2012
domenica 15 gennaio 2012
SOGNI E SPERANZE
Pomeriggio domenicale. Pomeriggio "depressivo", dice un noto scrittore italiano. Non mi piace questa definizione e preferisco collocarmi nella zona "pomeriggio riflessivo". Capita allora che prendi un libro, infili le cuffie nelle orecchie e ti vai a sdraiare in un bel parco della zona, dove un lago culla i tuoi pensieri.
Ora non lo so se sono stato ispirato dal libro, dalla musica, dal sole, dall'aria malinconica...ma alla fine mi sono ritrovato a pensare e ragionare su un po' di cose. Certamente non voglio stare qui a dirvi che ho pensato, perchè alla fine che cazzo ve ne frega di ciò che penso io? Raramente interessa le persone a me vicine, figurarsi chi di voi si inoltra su questo blog senza troppe aspettative.
E' stato un pomeriggio in cui le aspettative le avevo io, perchè fiducioso (leggi: speranzoso) stavo lì a leggere e ascoltare musica ma in realtà ero in tutt'altra modalità attiva: l'attesa. Un'attesa assolutamente non giustificata, lo ammetto...per questo dico che ero speranzoso.
Il vento soffiava forte sul mio viso, le pagine scorrevano via lente, ogni nota risuonava quasi con un'eco. Tutte queste cose mentre il mio corpo aveva un brivido dopo l'altro ad ogni ombra che vedeva avvicinarsi. Un'ombra, un passo vicino, uno sfioramento.
Poi ti rendi conto che sapevi esattamente come sarebbe andata la giornata, il pomeriggio....e chissà, forse anche la sera, per quanto io sia nato sognatore e stupido. "La speranza è l'ultima a morire"? Mi sa che questo detto l'hanno inventato per me. Sto sempre lì a sperare, a vedere se i sogni si realizzano...
Invece poi non si realizza un bel cazzo di niente...ma almeno ci credo. La forza delle mie voglie non me la toglie ancora nessuno, su questo non cambio mai.
E pensare che avevo iniziato a scrivere con la voglia di sfogarmi dell'ennesima delusione delle mie aspettative...e invece, guarda, mi ritrovo ancora a credere sperare e sognare.
Beh, i sogni non mi leva nessuno...
Sono nato sognatore, morirò coglione...ma almeno senza aver spento mai nemmeno una piccola luce che mi contraddistingue.
Ora non lo so se sono stato ispirato dal libro, dalla musica, dal sole, dall'aria malinconica...ma alla fine mi sono ritrovato a pensare e ragionare su un po' di cose. Certamente non voglio stare qui a dirvi che ho pensato, perchè alla fine che cazzo ve ne frega di ciò che penso io? Raramente interessa le persone a me vicine, figurarsi chi di voi si inoltra su questo blog senza troppe aspettative.
E' stato un pomeriggio in cui le aspettative le avevo io, perchè fiducioso (leggi: speranzoso) stavo lì a leggere e ascoltare musica ma in realtà ero in tutt'altra modalità attiva: l'attesa. Un'attesa assolutamente non giustificata, lo ammetto...per questo dico che ero speranzoso.
Il vento soffiava forte sul mio viso, le pagine scorrevano via lente, ogni nota risuonava quasi con un'eco. Tutte queste cose mentre il mio corpo aveva un brivido dopo l'altro ad ogni ombra che vedeva avvicinarsi. Un'ombra, un passo vicino, uno sfioramento.
Poi ti rendi conto che sapevi esattamente come sarebbe andata la giornata, il pomeriggio....e chissà, forse anche la sera, per quanto io sia nato sognatore e stupido. "La speranza è l'ultima a morire"? Mi sa che questo detto l'hanno inventato per me. Sto sempre lì a sperare, a vedere se i sogni si realizzano...
Invece poi non si realizza un bel cazzo di niente...ma almeno ci credo. La forza delle mie voglie non me la toglie ancora nessuno, su questo non cambio mai.
E pensare che avevo iniziato a scrivere con la voglia di sfogarmi dell'ennesima delusione delle mie aspettative...e invece, guarda, mi ritrovo ancora a credere sperare e sognare.
Beh, i sogni non mi leva nessuno...
Sono nato sognatore, morirò coglione...ma almeno senza aver spento mai nemmeno una piccola luce che mi contraddistingue.
mercoledì 4 gennaio 2012
IN TIME
Qualche giorno fa mi è capitato di vedere un film interessantissimo. In pratica mostrava un mondo senza denaro, dove tutto era legato al tempo come unica forma di guadagno. In seguito ad una modifica genetica, la razza umana smetteva di invecchiare a 25 anni e poi partiva un timer (installato nel braccio sinistro) con un anno a disposizione per continuare a vivere. Un solo anno. Come avere tempo extra? Lavorando. In pratica i nostri mille euro, lì corrispondevano a qualche giorno di vita. I ricchi erano praticamente immortali, con picchi di tempo raccolti in banca fino ad un milione di anni. I poveri morivano in breve tempo, tra stipendi (in minuti) bassissimi e tasse e bollette da pagare (sempre tramite il tempo). Un caffè? 4 minuti della tua vita. Una corsa in autobus? 2 ore. Tutto così.
Così ho iniziato ad immaginare se fosse vera una cosa del genere. Se sul nostro braccio avessimo tutti chiaro ed evidente il tempo che ci rimane. Che cosa faremmo? Come andremmo incontro agli eventi? E come sarebbero quegli ultimi secondi in cui vedi arrivare la fine?
Nell'ottica futuristica, il film era una figata. Ma se fosse davvero la filosofia giusta di vita? Vivere ogni minuto al massimo, senza negarsi nulla.
Forse il film, forse alcune cose accadute nelle ultime settimane, ma alla fine sto pensando seriamente che il modo migliore per affrontare le giornate è proprio dare la carica a questa molla della vita e correre. Correre verso i propri obiettivi. Correre verso il proprio tempo.
Andiamo a goderci la giornata lavorativa. Andiamo a goderci gli amici. Andiamo a goderci la persona amata.
Diciamo che è una filosofia spicciola...la solita domanda: e se domani il mondo finisse?
Ho preso in mano il mio coraggio e ho mandato a fare in culo chi mi ha dato sofferenze, chi mi ha fatto male. Ho chiamato il mio migliore amico per dirgli che gli voglio bene. Ho abbracciato forte mia nipote e c'ho giocato per ore. Ho chiamato mio fratello e sua moglie, per far sentire la mia vicinanza. Ho rivelato ad una persona vicina che sono innamorato di lei.
Che c'è di male? Che potrà mai succedere? Le persone che non hanno reagito ai miei vaffanculo, evidentemente non vedevano l'ora che ce li mandassi! Il mio amico m'ha detto che mi vuole bene. Mia nipote è pazza di gioia quando mi vede. Fratello e cognata sono più vicini che mai. La persona amata...boh, devo ancora scoprire l'esito della mia rivelazione...ma non fa niente! Almeno non mi sono tenuto niente dentro.
Se oggi non riuscissi a guadagnarmi il tempo per arrivare a domani (parafrasando il film), ho aperto il mio cuore e la mia mente.
Oggi voglio sorridere tutto il giorno.
Oggi voglio respirare a pieni polmoni.
Oggi voglio vivere.
"You need a role model...fuck it, you can play the role!"
(FreeSol - Role Model)
Così ho iniziato ad immaginare se fosse vera una cosa del genere. Se sul nostro braccio avessimo tutti chiaro ed evidente il tempo che ci rimane. Che cosa faremmo? Come andremmo incontro agli eventi? E come sarebbero quegli ultimi secondi in cui vedi arrivare la fine?
Nell'ottica futuristica, il film era una figata. Ma se fosse davvero la filosofia giusta di vita? Vivere ogni minuto al massimo, senza negarsi nulla.
Forse il film, forse alcune cose accadute nelle ultime settimane, ma alla fine sto pensando seriamente che il modo migliore per affrontare le giornate è proprio dare la carica a questa molla della vita e correre. Correre verso i propri obiettivi. Correre verso il proprio tempo.
Andiamo a goderci la giornata lavorativa. Andiamo a goderci gli amici. Andiamo a goderci la persona amata.
Diciamo che è una filosofia spicciola...la solita domanda: e se domani il mondo finisse?
Ho preso in mano il mio coraggio e ho mandato a fare in culo chi mi ha dato sofferenze, chi mi ha fatto male. Ho chiamato il mio migliore amico per dirgli che gli voglio bene. Ho abbracciato forte mia nipote e c'ho giocato per ore. Ho chiamato mio fratello e sua moglie, per far sentire la mia vicinanza. Ho rivelato ad una persona vicina che sono innamorato di lei.
Che c'è di male? Che potrà mai succedere? Le persone che non hanno reagito ai miei vaffanculo, evidentemente non vedevano l'ora che ce li mandassi! Il mio amico m'ha detto che mi vuole bene. Mia nipote è pazza di gioia quando mi vede. Fratello e cognata sono più vicini che mai. La persona amata...boh, devo ancora scoprire l'esito della mia rivelazione...ma non fa niente! Almeno non mi sono tenuto niente dentro.
Se oggi non riuscissi a guadagnarmi il tempo per arrivare a domani (parafrasando il film), ho aperto il mio cuore e la mia mente.
Oggi voglio sorridere tutto il giorno.
Oggi voglio respirare a pieni polmoni.
Oggi voglio vivere.
"You need a role model...fuck it, you can play the role!"
(FreeSol - Role Model)
martedì 18 ottobre 2011
RICORDI
Ci sono ricordi che la mente non cancellerà mai. Ricordi indelebili. Ricordi piacevoli, solitamente. Sono quelle immagini che il cervello imprime così tanto negli occhi da riuscire a riviverle con la stessa emozione ogni volta che si riguardano. Quel film immaginario della nostra vita che viene proiettato costantemente nelle nostre sale cinematografiche delle pupille. Non c'è biglietto da pagare...non c'è posto a sedere da prenotare...non c'è da scegliere la poltrona dove puoi stendere le gambe.
I ricordi delimitano un momento, un periodo, un passato. Può essere un attimo, qualcosa vissuto in pochi minuti ma così intensamente da rimanere fotografato a vita. Può essere un periodo, qualcosa che è iniziato e poi finito. Ad ogni modo è sempre un qualcosa di passato, qualcosa nel passato. E quel passato non torna. E allora ci sono i ricordi a tenere vive le sensazioni vissute.
Ricordo un periodo della mia vita...un lungo periodo della mia vita. Ma se osservo meglio, quel che più mi rimane in mente è lo stranissimo dualismo degli attimi che delimitano quel periodo. Il primo momento...il primo istante...dove vedo tante persone intorno a me, a festeggiare, a brindare, a ridere e scherzare con me. Gli occhi di tutti brillano, i miei brillano, i suoi brillano. Bicchieri alzati al cielo, bottiglie stappate, cibi e dolci di ogni tipo.
Puff!
Sparito.
Ora c'è il momento che segna il termine del periodo. Non ci sono persone intorno a me. Non c'è spumante, non c'è cibo, non ci sono dolci. Non si ride, non si scherza, non si brinda. Ci sono io su una triste sedia azzurra da sala riunioni. Ci sono io e un tizio in giacca e cravatta accanto a me. Cartacce, documenti, firme.
Puff!
Sparito. Sparito tutto.
Sparito tutto il passato. In un attimo.
Resta il ricordo.....
"Che anno era quando il temporale non voleva farci uscire più...che anno era, quale calendario....se ci provo non me lo ricordo e conto i giorni al contrario.....mi sorprendo sempre quando troverò ogni parvenza di tracce tue, del tuo nome...anche se vivo ormai senza...fotografate da Dio in persona, fotografie della tua assenza..."
(T. Ferro)
I ricordi delimitano un momento, un periodo, un passato. Può essere un attimo, qualcosa vissuto in pochi minuti ma così intensamente da rimanere fotografato a vita. Può essere un periodo, qualcosa che è iniziato e poi finito. Ad ogni modo è sempre un qualcosa di passato, qualcosa nel passato. E quel passato non torna. E allora ci sono i ricordi a tenere vive le sensazioni vissute.
Ricordo un periodo della mia vita...un lungo periodo della mia vita. Ma se osservo meglio, quel che più mi rimane in mente è lo stranissimo dualismo degli attimi che delimitano quel periodo. Il primo momento...il primo istante...dove vedo tante persone intorno a me, a festeggiare, a brindare, a ridere e scherzare con me. Gli occhi di tutti brillano, i miei brillano, i suoi brillano. Bicchieri alzati al cielo, bottiglie stappate, cibi e dolci di ogni tipo.
Puff!
Sparito.
Ora c'è il momento che segna il termine del periodo. Non ci sono persone intorno a me. Non c'è spumante, non c'è cibo, non ci sono dolci. Non si ride, non si scherza, non si brinda. Ci sono io su una triste sedia azzurra da sala riunioni. Ci sono io e un tizio in giacca e cravatta accanto a me. Cartacce, documenti, firme.
Puff!
Sparito. Sparito tutto.
Sparito tutto il passato. In un attimo.
Resta il ricordo.....
"Che anno era quando il temporale non voleva farci uscire più...che anno era, quale calendario....se ci provo non me lo ricordo e conto i giorni al contrario.....mi sorprendo sempre quando troverò ogni parvenza di tracce tue, del tuo nome...anche se vivo ormai senza...fotografate da Dio in persona, fotografie della tua assenza..."
(T. Ferro)
martedì 27 settembre 2011
LUI
Torno a scrivere dopo alcuni mesi. Torno a scrivere perchè è necessario farlo solo quando si è davvero ispirati. Torno a scrivere per commentare il quotidiano, come sempre. Torno a scrivere perchè forse ne ho bisogno io. Torno a scrivere perchè qualcuno mi ha detto di non lasciare morire questo blog. Torno a scrivere e basta.
Il quotidiano, le emozioni, le sensazioni, i profumi...le parole, sono queste le cose che mi riportano su queste "pagine bianche".
Ti svegli la mattina e senti un senso di vuoto che colpisce lo stomaco, crea brividi sulla pelle, ti gela le mani. La pelle d'oca...un modo di dire così grossolano ma così perfetto per descrivere la sensazione che si ha sulla pelle quando, nonostante il calore umano (o solare), il freddo coglie impreparato anche il maglione più pesante.
Quello che mi incatena quest'oggi è proprio l'importanza delle parole in ogni giorno che viviamo. Fa piacere un buongiorno, fa piacere un "come stai" oppure un semplice "ciao". E chissà quanto può dare piacere sentirsi dire un "ti pensavo". E' davvero tanto che non sento queste parole e forse io ne ho distribuite troppe, a chi non le merita anche.
Il silenzio è assordante, a volte. Quel silenzio che stordisce, in attesa di qualcosa, di una parola, di un suono.
Ricordi che prendono vita nel silenzio. Immagini che si mescolano davanti a te e quasi non vedi più davvero con gli occhi...ma solo con la mente. La testa si distrae e non ti accorgi nemmeno che i minuti e le ore passano così, senza un vero motivo. Stai fermo lì a guardare il vuoto...ad occhi esterni. Non per te. Tu stai guardando un film...una serie di fotogrammi perfettamente nitidi, come fossero lì davanti a te. Una proiezione gratuita solo per le tue pupille. E l'attore sei tu...la star...il protagonista....poi, vabbè, la trama non è un gran che e finisci col criticare quel che vedi. La trama della tua vita non ti entusiasma, non ha il mordente giusto per catturare l'attenzione dei media. Ma che cazzo te ne frega? Sta catturando te. Un velo di malinconia si posa lentamente su di te...non puoi scansarlo così facilmente. D'altronde stai guardando tutti gli anni che hai vissuto, gli errori, le gioie, le disperazioni, i sorrisi, le lacrime...quasi in abbondanza.
E poi ci sono quegli attimi da cui non ti stacchi, non riesci proprio a farlo. Li senti tuoi, li senti vivi, li senti pulsare nelle tue vene. Li rivivi, ricordandoli. Li desideri, ricordandoli. Li proietti nel futuro, ricordandoli.
Ma ancora tutto tace...
E c'è poi quella parola...quella parolina che ogni volta che la ascolti, che la senti pronunciare...ti uccide, ti sotterra e ti toglie la luce. Lui. Tre lettere. Non è nemmeno un nome...è solo una parola sulla bocca di Lei. Lei. Altre tre lettere che pronunciano le precedenti tre.
E Lui non sei Tu. Sei in minoranza anche letteralmente. Due lettere per me, tre per Lui. Ti batte in tutto e te ne fai una colpa.
Forse se io non avessi fatto quella scelta, forse se io fossi stato più forte, forse se io fossi stato più maturo, forse se io fossi stato più sincero. Gli errori si pagano, è un dato di fatto. Si pagano cari. E io ho da smaltire almeno un paio d'anni ancora.
Lui ha rovinato tutto. Lei pure. Lui però è in vantaggio. E sempre lo sarà.
"Se potessi far tornare indietro il mondo, farei tornare poi senz'altro te...per un attimo di eterno e di profondo, in cui tutto sembra, sembra e niente è...e niente c'è....Tenersi stretto stretto in tasca il mondo, per poi ridarlo un giorno solo a te, a te che non sei parte dell'immenso...ma è l'immenso che fa parte solo di te..."
(Negramaro - L'Immenso)
Il quotidiano, le emozioni, le sensazioni, i profumi...le parole, sono queste le cose che mi riportano su queste "pagine bianche".
Ti svegli la mattina e senti un senso di vuoto che colpisce lo stomaco, crea brividi sulla pelle, ti gela le mani. La pelle d'oca...un modo di dire così grossolano ma così perfetto per descrivere la sensazione che si ha sulla pelle quando, nonostante il calore umano (o solare), il freddo coglie impreparato anche il maglione più pesante.
Quello che mi incatena quest'oggi è proprio l'importanza delle parole in ogni giorno che viviamo. Fa piacere un buongiorno, fa piacere un "come stai" oppure un semplice "ciao". E chissà quanto può dare piacere sentirsi dire un "ti pensavo". E' davvero tanto che non sento queste parole e forse io ne ho distribuite troppe, a chi non le merita anche.
Il silenzio è assordante, a volte. Quel silenzio che stordisce, in attesa di qualcosa, di una parola, di un suono.
Ricordi che prendono vita nel silenzio. Immagini che si mescolano davanti a te e quasi non vedi più davvero con gli occhi...ma solo con la mente. La testa si distrae e non ti accorgi nemmeno che i minuti e le ore passano così, senza un vero motivo. Stai fermo lì a guardare il vuoto...ad occhi esterni. Non per te. Tu stai guardando un film...una serie di fotogrammi perfettamente nitidi, come fossero lì davanti a te. Una proiezione gratuita solo per le tue pupille. E l'attore sei tu...la star...il protagonista....poi, vabbè, la trama non è un gran che e finisci col criticare quel che vedi. La trama della tua vita non ti entusiasma, non ha il mordente giusto per catturare l'attenzione dei media. Ma che cazzo te ne frega? Sta catturando te. Un velo di malinconia si posa lentamente su di te...non puoi scansarlo così facilmente. D'altronde stai guardando tutti gli anni che hai vissuto, gli errori, le gioie, le disperazioni, i sorrisi, le lacrime...quasi in abbondanza.
E poi ci sono quegli attimi da cui non ti stacchi, non riesci proprio a farlo. Li senti tuoi, li senti vivi, li senti pulsare nelle tue vene. Li rivivi, ricordandoli. Li desideri, ricordandoli. Li proietti nel futuro, ricordandoli.
Ma ancora tutto tace...
E c'è poi quella parola...quella parolina che ogni volta che la ascolti, che la senti pronunciare...ti uccide, ti sotterra e ti toglie la luce. Lui. Tre lettere. Non è nemmeno un nome...è solo una parola sulla bocca di Lei. Lei. Altre tre lettere che pronunciano le precedenti tre.
E Lui non sei Tu. Sei in minoranza anche letteralmente. Due lettere per me, tre per Lui. Ti batte in tutto e te ne fai una colpa.
Forse se io non avessi fatto quella scelta, forse se io fossi stato più forte, forse se io fossi stato più maturo, forse se io fossi stato più sincero. Gli errori si pagano, è un dato di fatto. Si pagano cari. E io ho da smaltire almeno un paio d'anni ancora.
Lui ha rovinato tutto. Lei pure. Lui però è in vantaggio. E sempre lo sarà.
"Se potessi far tornare indietro il mondo, farei tornare poi senz'altro te...per un attimo di eterno e di profondo, in cui tutto sembra, sembra e niente è...e niente c'è....Tenersi stretto stretto in tasca il mondo, per poi ridarlo un giorno solo a te, a te che non sei parte dell'immenso...ma è l'immenso che fa parte solo di te..."
(Negramaro - L'Immenso)
mercoledì 18 maggio 2011
Amori eleganti...
Oggi ero seduto in un bar, un caffè tanto per spezzare il pomeriggio.
Accanto a me c'era una coppia. Stavano litigando. Si stavano lasciando.
Inizialmente ero rimasto colpito da queste due persone, per l'eleganza e i modi garbati. Lui con un completo scuro, scarpa lucidissima, Ray-Ban dorato e orologio da qualche migliaio di euro. Lei...una sorta di fotocopia, formato donna. Jeans molto curato...ho riconosciuto la marca ma non ricordo il nome, una firma che comunque segnava tutto il suo stile, dalla camicia alla giacca...occhiali da sole compresi.
Due tipi molto precisi...a vederli sembrava fossero lì per un appuntamento di lavoro. Ho sospettato che i due Suv parcheggiati selvaggiamente davanti l'entrata del bar fossero i loro (sospetto che troverà conferma alla fine della loro litigata!).
In pratica ho capito che lui si era introfulato nella sua casella mail per leggere la sua posta...forse per sospetti fondati, forse per gelosia. Lei era contrariata. Il termine esatto era questo: CONTRARIATA. Ha detto proprio così. Questo per farvi capire che anche nella litigata, loro due, erano molto molto elegance!!!! Sembrava davvero stessero trattando un contratto...un trattamento di fine rapporto! Un TFR cacchio!!!
Alla fine della chiacchierata (o trattativa, forse) si sono alzati...lui è andato a pagare (per fare il signore!) e lei è uscita molto "contrariata" dal bar, diretta verso il suo SUV bianco. Una tristezza senza limiti.
Lui è andato via come se avesse appena riscosso il pagamento di una scommessa sportiva. Soddisfatto.
Lei...stringeva le labbra e aveva le mascelle serrate....si vedeva dai muscoli in tensione.
Ho letto parecchi libri sulla psicologia del corpo umano e sulla comunicazione non verbale, in particolare il linguaggio del volto. Lei voleva piangere e stava soffrendo come un cane. Sotto quegli occhiali di marca c'erano comunque degli occhi gonfi di lacrime. Sotto quella giacca firmata c'era un cuore spezzato. Sotto quei vestiti c'era una donna...fatta di carne e ossa come tutti, e nessuna ricchezza al mondo potrebbe in questo momento (ovunque lei sia) comprare la serenità che allevierebbe la sua disperazione.
Allora mi sono fermato a riflettere. Tante volte si pensa che con una certa tranquillità economica si possa costruire qualcosa di più solido, concreto. Ma uno dei luoghi comuni più in voga dice che i soldi non fanno la felicità.
L'ho visto in quel bar. Due bei ragazzi, economicamente ok, eleganti...ma dov'era la felicità? E soprattutto dov'era la fiducia se lui aveva avuto bisogno di controllare la sua mail?
Mah, non so bene che riflessione fare. Mi sono reso conto che però tante cose a cui aspiriamo, a volte, non servono a un cazzo. Pensiamo che la gioia di stare insieme ad una persona sia andare in vacanza nel posto figo, nel villaggio figo, con la macchina figa. Il regalo più bello può dare un sorriso....ma è un momento. La gioia di viversi è altro. E' condivisione.
Mi vengono in mente i miei nonni o i miei stessi genitori...che hanno passato la vita contenti di poter contare l'uno sull'altro. Tutto quello che volevano era poter stare insieme.
Oggi sono rare coppie di questo tipo...si pensa alla casa enorme, alla macchina più bella, al vestito più sfarzoso, la scarpa più di moda...la pettinatura più in voga.
Mi sarebbe piaciuto intervenire nella discussione tra quei due ragazzi...e dire: "Hey...ma tu ami lui? e tu ? ami lei?" ....sarei stato curioso di sentire le loro risposte. Invece lì si parlava di una mail, di un messaggio su Facebook, di appuntamenti di lavoro che stavano saltando per il loro incontro. Ma che roba è???
Non so nemmeno dove voglio arrivare...ma il bello di questo blog è anche questo....i miei pensieri quotidiani sparsi :))))
"Liberi...ci sembrerà di essere più liberi se dalle nostre mani non cadranno più parole per noi due. E sarà più semplice sorridere alla gente senza chiederle se sia per sempre o duri un solo istante...e poi che ce ne importa a noi. Tanto basta così...così, scendiamo qui che senza di noi cè la libertà....si ma basta così...così....fermiamoci qui..."
(Giuliano Sangiorgi - Negramaro)
Accanto a me c'era una coppia. Stavano litigando. Si stavano lasciando.
Inizialmente ero rimasto colpito da queste due persone, per l'eleganza e i modi garbati. Lui con un completo scuro, scarpa lucidissima, Ray-Ban dorato e orologio da qualche migliaio di euro. Lei...una sorta di fotocopia, formato donna. Jeans molto curato...ho riconosciuto la marca ma non ricordo il nome, una firma che comunque segnava tutto il suo stile, dalla camicia alla giacca...occhiali da sole compresi.
Due tipi molto precisi...a vederli sembrava fossero lì per un appuntamento di lavoro. Ho sospettato che i due Suv parcheggiati selvaggiamente davanti l'entrata del bar fossero i loro (sospetto che troverà conferma alla fine della loro litigata!).
In pratica ho capito che lui si era introfulato nella sua casella mail per leggere la sua posta...forse per sospetti fondati, forse per gelosia. Lei era contrariata. Il termine esatto era questo: CONTRARIATA. Ha detto proprio così. Questo per farvi capire che anche nella litigata, loro due, erano molto molto elegance!!!! Sembrava davvero stessero trattando un contratto...un trattamento di fine rapporto! Un TFR cacchio!!!
Alla fine della chiacchierata (o trattativa, forse) si sono alzati...lui è andato a pagare (per fare il signore!) e lei è uscita molto "contrariata" dal bar, diretta verso il suo SUV bianco. Una tristezza senza limiti.
Lui è andato via come se avesse appena riscosso il pagamento di una scommessa sportiva. Soddisfatto.
Lei...stringeva le labbra e aveva le mascelle serrate....si vedeva dai muscoli in tensione.
Ho letto parecchi libri sulla psicologia del corpo umano e sulla comunicazione non verbale, in particolare il linguaggio del volto. Lei voleva piangere e stava soffrendo come un cane. Sotto quegli occhiali di marca c'erano comunque degli occhi gonfi di lacrime. Sotto quella giacca firmata c'era un cuore spezzato. Sotto quei vestiti c'era una donna...fatta di carne e ossa come tutti, e nessuna ricchezza al mondo potrebbe in questo momento (ovunque lei sia) comprare la serenità che allevierebbe la sua disperazione.
Allora mi sono fermato a riflettere. Tante volte si pensa che con una certa tranquillità economica si possa costruire qualcosa di più solido, concreto. Ma uno dei luoghi comuni più in voga dice che i soldi non fanno la felicità.
L'ho visto in quel bar. Due bei ragazzi, economicamente ok, eleganti...ma dov'era la felicità? E soprattutto dov'era la fiducia se lui aveva avuto bisogno di controllare la sua mail?
Mah, non so bene che riflessione fare. Mi sono reso conto che però tante cose a cui aspiriamo, a volte, non servono a un cazzo. Pensiamo che la gioia di stare insieme ad una persona sia andare in vacanza nel posto figo, nel villaggio figo, con la macchina figa. Il regalo più bello può dare un sorriso....ma è un momento. La gioia di viversi è altro. E' condivisione.
Mi vengono in mente i miei nonni o i miei stessi genitori...che hanno passato la vita contenti di poter contare l'uno sull'altro. Tutto quello che volevano era poter stare insieme.
Oggi sono rare coppie di questo tipo...si pensa alla casa enorme, alla macchina più bella, al vestito più sfarzoso, la scarpa più di moda...la pettinatura più in voga.
Mi sarebbe piaciuto intervenire nella discussione tra quei due ragazzi...e dire: "Hey...ma tu ami lui? e tu ? ami lei?" ....sarei stato curioso di sentire le loro risposte. Invece lì si parlava di una mail, di un messaggio su Facebook, di appuntamenti di lavoro che stavano saltando per il loro incontro. Ma che roba è???
Non so nemmeno dove voglio arrivare...ma il bello di questo blog è anche questo....i miei pensieri quotidiani sparsi :))))
"Liberi...ci sembrerà di essere più liberi se dalle nostre mani non cadranno più parole per noi due. E sarà più semplice sorridere alla gente senza chiederle se sia per sempre o duri un solo istante...e poi che ce ne importa a noi. Tanto basta così...così, scendiamo qui che senza di noi cè la libertà....si ma basta così...così....fermiamoci qui..."
(Giuliano Sangiorgi - Negramaro)
martedì 17 maggio 2011
Morire due volte...
Non c'è birra che mi distolga dai miei pensieri.
Non c'è canzone cantata a squarciagola che mi distragga dalla mia inquietudine quotidiana.
Si arriva alla fine della serata e non c'è nemmeno una scusa che puoi dare a te stesso per evitare di fermarti a pensare.
Ho degli scalini a casa, prima dell'entrata. Creano un'atmosfera molto poetica, soprattutto se mi ci siedo con la mia Marlboro accesa, a fissare il cielo. Le nuvole camminano davanti ai miei occhi, mentre il sole cala lentamente, lasciando spazio alla luna e alle stelle che illumineranno quel blu scuro notturno.
Mi fermo su questi pezzi di marmo, freddo sotto il mio culo, e rimango a riflettere e a mettere in contraddizione tutte le cose scritte nei giorni scorsi o addirittura quelle scritte oggi stesso.
Mi gira la testa ma non serve a nulla e la lascio girare ancora di più, aumentando la dose di birra nel mio corpo.
Gli occhi bruciano e una canzone d'amore risuona lentamente nelle mie orecchie...un video preso dalla rete.
La solitudine sta prendendo il sopravvento e le mie emozioni stanno prendendo a morsi il mio stomaco, il mio fegato...il mio petto. Mi sembra di avere dei piranha nel corpo e piano piano stanno divorando tutto, diretti verso il cuore.
Non serve altra birra, ma la mando giù come un gesto disperato di distrazione.
Scrivo senza filtri stasera.
Scrivo senza pensare.
Libero dalle mura di me stesso e senza stare attento alle parole.
Quanto vorrei che queste parole venissero lette da chi dico io, cazzo!
Sento quel torpore sulle braccia, che però tremano...come le gambe...le articolazioni sono tutte un fremito. Ci sono emozioni che ti prendono e ti uccidono. Neanche te ne rendi conto e ti ritrovi circondato, una dopo l'altra ti logorano, ti consumano e ti ritrovi in una casa solitaria, piccola, troppo piccola per il tuo cuore.
Giocherò ancora un po' al poeta maledetto...poi andrò fino in fondo.
I pensieri più assurdi sono qui nella mia mente e vorrebbero che io facessi gesti allucinanti.
La nostalgia...i ricordi...la malinconia...
La fede in Dio che pensavo aver ritrovato.
Stavo parlando con un'amica...e non ho voglia di nulla. Le ho detto questo. Io non voglio più niente da questa vita. Ma nessuno sta in questo cervello, nessuno sta in questo cuore.
Potrebbe esplodere tutto ora e io sarei felice.
Potrebbe accadere il peggio proprio adesso, ma non m'importerebbe nulla.
Ero morto più di un anno fa....sono morto una seconda volta.
Quante volte può essere ucciso un uomo?
Quante volte può morire?
Sto esagerando? Qualcuno potrebbe pensare a gesti estremi...no! lasciate stare! Non sono così scemo...un uomo vero muore dentro e basta.
vabbè....non so nemmeno perchè mi sono messo a scrivere qui il mio sfogo....mah!
Lasciamo perdere...
Buon mondo a tutti
Non c'è canzone cantata a squarciagola che mi distragga dalla mia inquietudine quotidiana.
Si arriva alla fine della serata e non c'è nemmeno una scusa che puoi dare a te stesso per evitare di fermarti a pensare.
Ho degli scalini a casa, prima dell'entrata. Creano un'atmosfera molto poetica, soprattutto se mi ci siedo con la mia Marlboro accesa, a fissare il cielo. Le nuvole camminano davanti ai miei occhi, mentre il sole cala lentamente, lasciando spazio alla luna e alle stelle che illumineranno quel blu scuro notturno.
Mi fermo su questi pezzi di marmo, freddo sotto il mio culo, e rimango a riflettere e a mettere in contraddizione tutte le cose scritte nei giorni scorsi o addirittura quelle scritte oggi stesso.
Mi gira la testa ma non serve a nulla e la lascio girare ancora di più, aumentando la dose di birra nel mio corpo.
Gli occhi bruciano e una canzone d'amore risuona lentamente nelle mie orecchie...un video preso dalla rete.
La solitudine sta prendendo il sopravvento e le mie emozioni stanno prendendo a morsi il mio stomaco, il mio fegato...il mio petto. Mi sembra di avere dei piranha nel corpo e piano piano stanno divorando tutto, diretti verso il cuore.
Non serve altra birra, ma la mando giù come un gesto disperato di distrazione.
Scrivo senza filtri stasera.
Scrivo senza pensare.
Libero dalle mura di me stesso e senza stare attento alle parole.
Quanto vorrei che queste parole venissero lette da chi dico io, cazzo!
Sento quel torpore sulle braccia, che però tremano...come le gambe...le articolazioni sono tutte un fremito. Ci sono emozioni che ti prendono e ti uccidono. Neanche te ne rendi conto e ti ritrovi circondato, una dopo l'altra ti logorano, ti consumano e ti ritrovi in una casa solitaria, piccola, troppo piccola per il tuo cuore.
Giocherò ancora un po' al poeta maledetto...poi andrò fino in fondo.
I pensieri più assurdi sono qui nella mia mente e vorrebbero che io facessi gesti allucinanti.
La nostalgia...i ricordi...la malinconia...
La fede in Dio che pensavo aver ritrovato.
Stavo parlando con un'amica...e non ho voglia di nulla. Le ho detto questo. Io non voglio più niente da questa vita. Ma nessuno sta in questo cervello, nessuno sta in questo cuore.
Potrebbe esplodere tutto ora e io sarei felice.
Potrebbe accadere il peggio proprio adesso, ma non m'importerebbe nulla.
Ero morto più di un anno fa....sono morto una seconda volta.
Quante volte può essere ucciso un uomo?
Quante volte può morire?
Sto esagerando? Qualcuno potrebbe pensare a gesti estremi...no! lasciate stare! Non sono così scemo...un uomo vero muore dentro e basta.
vabbè....non so nemmeno perchè mi sono messo a scrivere qui il mio sfogo....mah!
Lasciamo perdere...
Buon mondo a tutti
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