IL NUOVO MONDO DI RAFAHELL

...lontano dalle sue poesie, lontano dalle sue foto...
...riflessioni sulla vita quotidiana....

martedì 18 ottobre 2011

RICORDI

Ci sono ricordi che la mente non cancellerà mai. Ricordi indelebili. Ricordi piacevoli, solitamente. Sono quelle immagini che il cervello imprime così tanto negli occhi da riuscire a riviverle con la stessa emozione ogni volta che si riguardano. Quel film immaginario della nostra vita che viene proiettato costantemente nelle nostre sale cinematografiche delle pupille. Non c'è biglietto da pagare...non c'è posto a sedere da prenotare...non c'è da scegliere la poltrona dove puoi stendere le gambe.
I ricordi delimitano  un momento, un periodo, un passato. Può essere un attimo, qualcosa vissuto in pochi minuti ma così intensamente da rimanere fotografato a vita. Può essere un periodo, qualcosa che è iniziato e poi finito. Ad ogni modo è sempre un qualcosa di passato, qualcosa nel passato. E quel passato non torna. E allora ci sono i ricordi a tenere vive le sensazioni vissute.
Ricordo un periodo della mia vita...un lungo periodo della mia vita. Ma se osservo meglio, quel che più mi rimane in mente è lo stranissimo dualismo degli attimi che delimitano quel periodo. Il primo momento...il primo istante...dove vedo tante persone intorno a me, a festeggiare, a brindare, a ridere e scherzare con me. Gli occhi di tutti brillano, i miei brillano, i suoi brillano. Bicchieri alzati al cielo, bottiglie stappate, cibi e dolci di ogni tipo.
Puff!
Sparito.
Ora c'è il momento che segna il termine del periodo. Non ci sono persone intorno a me. Non c'è spumante, non c'è cibo, non ci sono dolci. Non si ride, non si scherza, non si brinda. Ci sono io su una triste sedia azzurra da sala riunioni. Ci sono io e un tizio in giacca e cravatta accanto a me. Cartacce, documenti, firme.
Puff!
Sparito. Sparito tutto.
Sparito tutto il passato. In un attimo.
Resta il ricordo.....

"Che anno era quando il temporale non voleva farci uscire più...che anno era, quale calendario....se ci provo non me lo ricordo e conto i giorni al contrario.....mi sorprendo sempre quando troverò ogni parvenza di tracce tue, del tuo nome...anche se vivo ormai senza...fotografate da Dio in persona, fotografie della tua assenza..."
(T. Ferro)

martedì 27 settembre 2011

LUI

Torno a scrivere dopo alcuni mesi. Torno a scrivere perchè è necessario farlo solo quando si è davvero ispirati. Torno a scrivere per commentare il quotidiano, come sempre. Torno a scrivere perchè forse ne ho bisogno io. Torno a scrivere perchè qualcuno mi ha detto di non lasciare morire questo blog. Torno a scrivere e basta.
Il quotidiano, le emozioni, le sensazioni, i profumi...le parole, sono queste le cose che mi riportano su queste "pagine bianche".
Ti svegli la mattina e senti un senso di vuoto che colpisce lo stomaco, crea brividi sulla pelle, ti gela le mani. La pelle d'oca...un modo di dire così grossolano ma così perfetto per descrivere la sensazione che si ha sulla pelle quando, nonostante il calore umano (o solare), il freddo coglie impreparato anche il maglione più pesante.
Quello che mi incatena quest'oggi è proprio l'importanza delle parole in ogni giorno che viviamo. Fa piacere un buongiorno, fa piacere un "come stai" oppure un semplice "ciao". E chissà quanto può dare piacere sentirsi dire un "ti pensavo". E' davvero tanto che non sento queste parole e forse io ne ho distribuite troppe, a chi non le merita anche.
Il silenzio è assordante, a volte. Quel silenzio che stordisce, in attesa di qualcosa, di una parola, di un suono.
Ricordi che prendono vita nel silenzio. Immagini che si mescolano davanti a te e quasi non vedi più davvero con gli occhi...ma solo con la mente. La testa si distrae e non ti accorgi nemmeno che i minuti e le ore passano così, senza un vero motivo. Stai fermo lì a guardare il vuoto...ad occhi esterni. Non per te. Tu stai guardando un film...una serie di fotogrammi perfettamente nitidi, come fossero lì davanti a te. Una proiezione gratuita solo per le tue pupille. E l'attore sei tu...la star...il protagonista....poi, vabbè, la trama non è un gran che e finisci col criticare quel che vedi. La trama della tua vita non ti entusiasma, non ha il mordente giusto per catturare l'attenzione dei media. Ma che cazzo te ne frega? Sta catturando te. Un velo di malinconia si posa lentamente su di te...non puoi scansarlo così facilmente. D'altronde stai guardando tutti gli anni che hai vissuto, gli errori, le gioie, le disperazioni, i sorrisi, le lacrime...quasi in abbondanza.
E poi ci sono quegli attimi da cui non ti stacchi, non riesci proprio a farlo. Li senti tuoi, li senti vivi, li senti pulsare nelle tue vene. Li rivivi, ricordandoli. Li desideri, ricordandoli. Li proietti nel futuro, ricordandoli.

Ma ancora tutto tace...

E c'è poi quella parola...quella parolina che ogni volta che la ascolti, che la senti pronunciare...ti uccide, ti sotterra e ti toglie la luce. Lui. Tre lettere. Non è nemmeno un nome...è solo una parola sulla bocca di Lei. Lei. Altre tre lettere che pronunciano le precedenti tre.
E Lui non sei Tu. Sei in minoranza anche letteralmente. Due lettere per me, tre per Lui. Ti batte in tutto e te ne fai una colpa.
Forse se io non avessi fatto quella scelta, forse se io fossi stato più forte, forse se io fossi stato più maturo, forse se io fossi stato più sincero. Gli errori si pagano, è un dato di fatto. Si pagano cari. E io ho da smaltire almeno un paio d'anni ancora.
Lui ha rovinato tutto. Lei pure. Lui però è in vantaggio. E sempre lo sarà.


"Se potessi far tornare indietro il mondo, farei tornare poi senz'altro te...per un attimo di eterno e di profondo, in cui tutto sembra, sembra e niente è...e niente c'è....Tenersi stretto stretto in tasca il mondo, per poi ridarlo un giorno solo a te, a te che non sei parte dell'immenso...ma è l'immenso che fa parte solo di te..."
(Negramaro - L'Immenso)

mercoledì 18 maggio 2011

Amori eleganti...

Oggi ero seduto in un bar, un caffè tanto per spezzare il pomeriggio.
Accanto a me c'era una coppia. Stavano litigando. Si stavano lasciando.
Inizialmente ero rimasto colpito da queste due persone, per l'eleganza e i modi garbati. Lui con un completo scuro, scarpa lucidissima, Ray-Ban dorato e orologio da qualche migliaio di euro. Lei...una sorta di fotocopia, formato donna. Jeans molto curato...ho riconosciuto la marca ma non ricordo il nome, una firma che comunque segnava tutto il suo stile, dalla camicia alla giacca...occhiali da sole compresi.
Due tipi molto precisi...a vederli sembrava fossero lì per un appuntamento di lavoro. Ho sospettato che i due Suv parcheggiati selvaggiamente davanti l'entrata del bar fossero i loro (sospetto che troverà conferma alla fine della loro litigata!).
In pratica ho capito che lui si era introfulato nella sua casella mail per leggere la sua posta...forse per sospetti fondati, forse per gelosia. Lei era contrariata. Il termine esatto era questo: CONTRARIATA. Ha detto proprio così. Questo per farvi capire che anche nella litigata, loro due, erano molto molto elegance!!!! Sembrava davvero stessero trattando un contratto...un trattamento di fine rapporto! Un TFR cacchio!!!
Alla fine della chiacchierata (o trattativa, forse) si sono alzati...lui è andato a pagare (per fare il signore!) e lei è uscita molto "contrariata" dal bar, diretta verso il suo SUV bianco. Una tristezza senza limiti.
Lui è andato via come se avesse appena riscosso il pagamento di una scommessa sportiva. Soddisfatto.
Lei...stringeva le labbra e aveva le mascelle serrate....si vedeva dai muscoli in tensione.
Ho letto parecchi libri sulla psicologia del corpo umano e sulla comunicazione non verbale, in particolare il linguaggio del volto. Lei voleva piangere e stava soffrendo come un cane. Sotto quegli occhiali di marca c'erano comunque degli occhi gonfi di lacrime. Sotto quella giacca firmata c'era un cuore spezzato. Sotto quei vestiti c'era una donna...fatta di carne e ossa come tutti, e nessuna ricchezza al mondo potrebbe in questo momento (ovunque lei sia) comprare la serenità che allevierebbe la sua disperazione.
Allora mi sono fermato a riflettere. Tante volte si pensa che con una certa tranquillità economica si possa costruire qualcosa di più solido, concreto. Ma uno dei luoghi comuni più in voga dice che i soldi non fanno la felicità.
L'ho visto in quel bar. Due bei ragazzi, economicamente ok, eleganti...ma dov'era la felicità? E soprattutto dov'era la fiducia se lui aveva avuto bisogno di controllare la sua mail?
Mah, non so bene che riflessione fare. Mi sono reso conto che però tante cose a cui aspiriamo, a volte, non servono a un cazzo. Pensiamo che la gioia di stare insieme ad una persona sia andare in vacanza nel posto figo, nel villaggio figo, con la macchina figa. Il regalo più bello può dare un sorriso....ma è un momento. La gioia di viversi è altro. E' condivisione.
Mi vengono in mente i miei nonni o i miei stessi genitori...che hanno passato la vita contenti di poter contare l'uno sull'altro. Tutto quello che volevano era poter stare insieme.
Oggi sono rare coppie di questo tipo...si pensa alla casa enorme, alla macchina più bella, al vestito più sfarzoso, la scarpa più di moda...la pettinatura più in voga.
Mi sarebbe piaciuto intervenire nella discussione tra quei due ragazzi...e dire: "Hey...ma tu ami lui? e tu ? ami lei?" ....sarei stato curioso di sentire le loro risposte. Invece lì si parlava di una mail, di un messaggio su Facebook, di appuntamenti di lavoro che stavano saltando per il loro incontro. Ma che roba è???
Non so nemmeno dove voglio arrivare...ma il bello di questo blog è anche questo....i miei pensieri quotidiani sparsi :))))


"Liberi...ci sembrerà di essere più liberi se dalle nostre mani non cadranno più parole per noi due. E sarà più semplice sorridere alla gente senza chiederle se sia per sempre o duri un solo istante...e poi che ce ne importa a noi. Tanto basta così...così, scendiamo qui che senza di noi cè la libertà....si ma basta così...così....fermiamoci qui..."
(Giuliano Sangiorgi - Negramaro)

martedì 17 maggio 2011

Morire due volte...

Non c'è birra che mi distolga dai miei pensieri.
Non c'è canzone cantata a squarciagola che mi distragga dalla mia inquietudine quotidiana.
Si arriva alla fine della serata e non c'è nemmeno una scusa che puoi dare a te stesso per evitare di fermarti a pensare.
Ho degli scalini a casa, prima dell'entrata. Creano un'atmosfera molto poetica, soprattutto se mi ci siedo con la mia Marlboro accesa, a fissare il cielo. Le nuvole camminano davanti ai miei occhi, mentre il sole cala lentamente, lasciando spazio alla luna e alle stelle che illumineranno quel blu scuro notturno.
Mi fermo su questi pezzi di marmo, freddo sotto il mio culo, e rimango a riflettere e a mettere in contraddizione tutte le cose scritte nei giorni scorsi o addirittura quelle scritte oggi stesso.
Mi gira la testa ma non serve a nulla e la lascio girare ancora di più, aumentando la dose di birra nel mio corpo.
Gli occhi bruciano e una canzone d'amore risuona lentamente nelle mie orecchie...un video preso dalla rete.
La solitudine sta prendendo il sopravvento e le mie emozioni stanno prendendo a morsi il mio stomaco, il mio fegato...il mio petto. Mi sembra di avere dei piranha nel corpo e piano piano stanno divorando tutto, diretti verso il cuore.
Non serve altra birra, ma la mando giù come un gesto disperato di distrazione.
Scrivo senza filtri stasera.
Scrivo senza pensare.
Libero dalle mura di me stesso e senza stare attento alle parole.
Quanto vorrei che queste parole venissero lette da chi dico io, cazzo!
Sento quel torpore sulle braccia, che però tremano...come le gambe...le articolazioni sono tutte un fremito. Ci sono emozioni che ti prendono e ti uccidono. Neanche te ne rendi conto e ti ritrovi circondato, una dopo l'altra ti logorano, ti consumano e ti ritrovi in una casa solitaria, piccola, troppo piccola per il tuo cuore.
Giocherò ancora un po' al poeta maledetto...poi andrò fino in fondo.
I pensieri più assurdi sono qui nella mia mente e vorrebbero che io facessi gesti allucinanti.
La nostalgia...i ricordi...la malinconia...
La fede in Dio che pensavo aver ritrovato.
Stavo parlando con un'amica...e non ho voglia di nulla. Le ho detto questo. Io non voglio più niente da questa vita. Ma nessuno sta in questo cervello, nessuno sta in questo cuore.
Potrebbe esplodere tutto ora e io sarei felice.
Potrebbe accadere il peggio proprio adesso, ma non m'importerebbe nulla.
Ero morto più di un anno fa....sono morto una seconda volta.
Quante volte può essere ucciso un uomo?
Quante volte può morire?
Sto esagerando? Qualcuno potrebbe pensare a gesti estremi...no! lasciate stare! Non sono così scemo...un uomo vero muore dentro e basta.
vabbè....non so nemmeno perchè mi sono messo a scrivere qui il mio sfogo....mah!
Lasciamo perdere...
Buon mondo a tutti

Canalizzazione...

Ho lasciato passare qualche giorno prima di tornare a scrivere su queste pagine. Il post di venerdì ha fatto nascere parecchie considerazioni in alcuni di voi, anche se non ci sono stati commenti scritti. Qualcuno ha voluto comunicarmeli comunque a voce.
Sono momenti intensi, belli e vissuti, perchè mi rendo conto che, più spesso di quanto io possa pensare, tante persone vivono situazioni e vicende simili alle mie (simili, intediamoci!!! non uguali!!! e lo auguro a tutti!!).
Il post "Cry me a river..." ha dato inizio ad una specie di terapia. La terapia dell'evasione. La terapia dell'annientamento del dolore. La terapia del "vaffan****". Non me ne vogliate se sono volgare ma, al giorno d'oggi, quella parolina esprime così tanti stati d'animo insieme che è l'esatta sintesi per denominare questa terapia. Non è un semplice gesto, non è un inveire. E ovviamente non è che preveda di mandare a quel paese ogni persona che ci si presenta davanti.
E' un "vaffa" ai pensieri. Un "vaffa" alle preoccupazioni.
L'ho messo a fuoco ieri l'esatto processo di rielaborazione della vita. CANALIZZAZIONE. Canalizzare i propri pensieri e le proprie energie. Cerco di spiegarmi meglio.
Quando si ha un pensiero, una preoccupazione, una paura....etc...si tende a paralizzare la propria concentrazione in direzione di queste cose che ci tormentano. Siamo tutti rivolti verso loro. Come dice la canzone di Battisti: "Sono al buio e penso a te...chiudo gli occhi e penso a te...io non dormo e penso a te...". Certo, il testo è un pensiero romantico ma la concezione è quella. Quel che ci tormenta occupa ogni attimo della giornata. Mangi e ci pensi, lavori e ci pensi, guidi e ci pensi. Sta lì il pensiero. Nascosto nella testa e martella, martella e martella....e ancora martella. Non ce ne liberiamo facilmente. Anzi, non ce ne liberiamo e basta.
Detto questo, posso chiarire la mia teoria di canalizzazione.
La nostra testa (o meglio, il nostro cervello) è un meccanismo fenomenale e tanti processi si avviano senza il nostro consenso. I pensieri più pesanti riescono ad insinuarsi con una facilità mostruosa.
Ma quando si insinuano? In ogni momento della giornata. Come dicevo prima, durante le nostra attività quotidiane, dalla più semplice alla più complicata.
Concretizzato il "Cry me a river" di qualche giorno fa, la direzione da prendere è questa: canalizzare pensieri ed energie. Vivere i momenti nella loro concretezza, occupandosi effettivamente di quel che si sta facendo e canalizzare tutto in quel attimo.
Esempio pratico (oddio mi sembro uno di quei profeti americani!!!): sei a lavoro, stai scrivendo un documento. Pensa al documento, cosa andrebbe messo, cosa andrebbe tolto, cosa ti soddisfa di più per realizzarlo. La carta, l'intestazione, i dettagli...Lo ammetto, sono distrazioni. Ma con l'andare avanti diventerà il primo pensiero, lasciando indietro le preoccupazioni. Tanto, se si continua a pensare alle proprie cose si ottiene un doppio risultato negativo: il proprio malessere e il lavoro non concluso.
La nostra giornata è più o meno sempre occupata da qualche attività. Anche il semplicissima guardare la tv è un'attività. Quindi...facciamola.
Stai guidando? E guida!!! Stai sentendo musica? Ascoltala...e canta a squarciagola!!! Stai leggendo? Segui le parole!!! Stai vedendo un film? Segui la trama!
Non è facile e non pretendo di imparare subito...sto sperimentando anch'io...da qualche giorno.
Per ora funziona...e funziona anche per il mondo intorno a me. Meno depressione, più movimento positivo. Giuro!
Madò!!! Mi sembro uno delle filosofie new-age....ma non è questo!!! Chiariamo...è solo un ragionamento che ho fatto tra me e me per raggiungere un obiettivo: vivere senza farsi affossare dai pensieri negativi :)))
Che dire? io ci sto provando davvero...
Il mio unico timore è che questa mia canalizzazione diventi una semplice "rimozione coatta temporanea" dei pensieri, che poi esploderebbero in un giorno piovoso e triste.
Speriamo di no...speriamo di non covare dentro di me una bomba ad orologeria...un'altra! :)
Tutto qua...oggi sono breve e chiaro....o almeno spero!!!!

"...Where is the moment we needed the most...You kick up the leaves and the magic is lost...They tell me your blue skies fade to grey...They tell me your passion's gone away...And I don't need no carryin' on... "
(Daniel Powter)

sabato 14 maggio 2011

Cry me a river...

Oggi ho davvero poco da scherzare. Non avrò il mio solito tono ironico. Non farò racconti psichedelici basati sugli avvenimenti della mia vita o della vostra. Lascerò da parte le battutine umoristiche e darò spazio solo ad una riflessione...seria e convinta.
Non che sia accaduto qualcosa di drammatico o triste. Non sarò serio per parlare di argomenti pesanti o malinconici. Sarò serio perchè è giusto. Per me e per chi legge.

Capita di rendersi conto delle proprie azioni e delle proprie scelte. Ti innalzi finalmente sopra di tutto, sopra di te e guardi quanto hai fatto, quanto ha donato, quanto hai offerto...e quanto poco tu abbia ricevuto in cambio, da qualcuno o dalla vita.
Io ho dato tutto. Davvero. Non è un modo di dire, non è un delirio di onnipotenza. E' la realtà. E stranamente non sono io a dirlo, ma viene detto da chi mi circonda. E mi sono davvero stufato...non tanto delle mie vicende personali, quanto proprio di sentirmi dire che sono stato bravo, che sono stato buono, che sono stato comprensivo, che sono stato disponibile, che ho fatto più di quanto avrebbe fatto una qualsiasi persona sulla faccia della terra.
Quando i risultati non ti soddisfano, tutte le qualità le butti giù per il cesso.
Buono, bravo, disponibile...beh, il mio corpo dice che non ce la fa più invece. Se è vero che il cetriolo finisce sempre in quel posto dell'ortolano, beh...io potrei tranquillamente diventare un rivenditore autorizzato di cetrioli. Di tutte le dimensioni.
Ho regalato amore, ho regalato dolcezza, ho regalato il cuore, tutte le disponibilità mentali e pratiche le ho messe su un piatto di platino, pronte ad essere servite. Ho dato fondo a tutte le mie risorse, di tutti i tipi...parlo di risorse sentimentali, risorse economiche, risorse pratiche...tutto.
Poi, improvvisamente, mi sono reso conto che io non ho fatto nulla di sbagliato per dovermi piegare agli eventi in questa maniera. Nessuno sbaglio talmente grave da dovermi punire a tal punto. E invece mi stavo punendo. Io stesso mi stavo scavando una fossa profonda, profondissima.
Non è quel che merito.
E allora ho guardato obiettivamente la cosa e improvvisamente ho capito che non sono io a dover attendere alcune scelte, alcune decisioni. Sono io che devo essere pregato. Sono io che devo lasciar attendere.
Basta! Si torna a dare forza alle proprie braccia, alle proprie gambe. Lancio un urlo e mi butto alla carica.
Sono stato accusato, umiliato, calpestato, usato e quanto altro di peggiore possa venirvi in mente.
Ma in tutto questo...il salvatore ero io. La persona da lodare ero io. Invece mi comportavo da peccatore...per colpa mia, lo ammetto. Per colpa di una parola di cinque lettere che io stesso affermo non esista.
Cosa ho ricevuto in cambio? Silenzi ed esclusione.
Beh, ieri è esplosa la bomba che era qui dentro al petto...il timer si era fermato da tempo e c'era bisogno di una detonazione a mano.
E' arrivata. Ho imparato.
Mi guardo intorno e vedo tantissime persone come me. Siamo vittime di noi stessi. Siamo dei martiri. Me l'ha detto anche il mio amico Aman. In questa mia vita, io sono un martire e invece la stavo vivendo come un prigioniero.
Si torna a vivere. Si torna a dettare legge.
So che ci sarà altro ad aspettarmi e forse quel che sogno non arriverà, ma almeno saprò affrontare tutto con la coscienza che il vero valore alla mia vita lo dò io.
Io merito. Io ho un valore.
Da oggi, solo chi mi apprezza avrà il mio cuore.
Il resto può andarsene serenamente a fare in culo.

"...You told me you love me, why did you leave me all alone...Now you tell me you need me when you call me on the phone...Girl I refuse, you must have me confused with some other guy...the bridges were burned, now its your turn to cry.....Cry me a river..."
(Justin Timberlake)

giovedì 12 maggio 2011

Cambiare...

La cosa migliore da fare in situazioni di emergenza personale...è calarsi in un mondo parallelo. Inventarsi un ruolo, un personaggio di fantasia, una maschera.
Io ho deciso di scrivere un copione, una storia che inizia oggi e avrà fine solo quando vedrò tutti gli elementi e tutti i personaggi ben allineati.
Il primo lavoro che sto facendo è lavorare sulle caratteristiche del mio "RafaHell". Partire dalla mia base non è assolutamente possibile. Troppi lati strani...un carattere troppo particolare.
Devo reinventarmi.
Inizierei magari dall'abbigliamento. Leggermente più elegante, mantenendo la mia anima piratesca e vagabonda. Così le magliette spariscono per dare spazio alle camicie...un grosso passo in avanti per un trasandato come me. Sul pantalone e scarpe posso soprassedere, proprio per creare quel mix di lati personali. Impossibile però privarsi dei miei accessori...orologio, braccialetti e soprattutto il mio amato anello porta-fortuna.
Poi...tolto il problema immagine, credo sia il caso di concentrarsi sulla personalità.
(faccio questo ma in realtà è una proposta anche per chi legge.....un modo per affrontare diversamente la realtà quotidiana)

Dunque...la cosa migliore è analizzarsi, prima di tutto.
Che tipo sono?
Simpatico, ansioso...ansioso...ansioso....ops....non so altro di me??? No, aspè...ci deve essere dell'altro...Mmmm...ah, fantasioso! Timido, volenteroso, paziente...ed eccessivamente buono.
Beh, parto da qui.
Direi che potrei lasciare il simpatico ma migliorare con l'ansioso...meno pensieri, più vita. Meno lacrime, più sorrisi. Meno me, più personaggio. Continuare a lavorare di fantasia...e quindi inventarsi anche un modo di camminare, di stare tra la gente...magari più spavaldo, a discapito di quella fottuta timidezza. Lascio in piedi il volenteroso e il paziente...ma sulla bontà devo decisamente lavorare a fondo!!!!
Buono si, ma io sono proprio coglione. Ho un sorriso per tutti, un abbraccio per tutti, la disponibilità per tutti...e anche troppo perdono per tutti. Io perdono. Non c'è nulla da fare. Se voglio bene/amo, perdono. Mi spari? Ti perdono. Mi insulti? Ti perdono. Mi fai una cattiveria? Ti perdono.
Diciamo che io perdono tutti e non porto rancore. Qualche volta cambio atteggiamento e magari diminuisco il tempo da dedicare a chi mi ha ferito, ma di base sto sempre lì...pronto a perdonare.
Ecco...il mio personaggio nuovo deve essere meno buono.
Non dico che da oggi inizio a mandare a fanculo tutti o ad ammazzare la gente per strada. Non voglio diventare cattivo...solo un po' meno buono.
Un sorriso di meno...una carezza di meno...qualche gentilezza limitata...
Ci riuscirò?
Quanti riescono davvero a modificare il proprio carattere davanti ad una situazione difficile? E' davvero questa la soluzione? Parlo spesso con amici e amiche in questi giorni, in cerca di un confronto...(il confronto è fondamentale, per me!!!). E vedo tutti che mi consigliano di agire in un modo che non mi appartiene. Ergo...devo recitare, fingere, illudere me stesso.
Allora mi chiedo...possibile che questa sia l'unica soluzione? A volte pare proprio di si.
Io ho affrontato ogni problema che mi si è parato davanti, sempre. E continuo a farlo. A quanto pare, però, non basta. Anche dopo aver affrontato il proprio "nemico", non significa che si arrivi ad una soluzione. E allora devo fingere.
Ok, cuciamo questo personaggio sulla mia pelle....e speriamo di arrivare da qualche parte.
Non mi piace molto cambiare come persona...un tempo mi piacevo. Ora, nel 2011, sono fuori moda e non mi pare di vedere più tanti miei "simili" intorno a me.
Cambierò...mi trasformerò e vedrò che succede.
Se otterrò qualche risultato, sarete sicuramente i primi a saperlo....

"I'm going to make a change, for once in my life...it's gonna feel real good, gonna make a difference...gonna make it right....I'm starting with the man in the mirror...I'm asking him to change his way..."
(Michael Jackson)

martedì 10 maggio 2011

Il giorno prima...

10 Maggio...domani, secondo qualche leggenda o previsione, pare ci sarà questo famoso terremoto a Roma che dovrebbe avere proporzioni catastrofiche. Io lavoro a Roma ma la notizia non mi spaventa più di tanto e non sono preoccupato. Anzi, da una parte mi auguro che accada davvero qualcosa, forse per un bisogno di una scossa nella mia vita. Ok, usare il termine scossa è inappropriato...ma magari anche il termine più esatto. E può diventare lo spunto di riflessione della giornata...
Che cosa farei (o faremmo) se oggi fosse l'ultimo giorno da vivere?
Non ho grandi desideri, lo ammetto, e nemmeno troppe aspettative. 
Mi limiterei a passare del tempo con le persone care, con gli amici...a seminare qualche sorriso e qualche abbraccio. Mi piacerebbe dire tutti quei "ti voglio bene" che magari ho tenuto dentro per non sembrare smielato agli occhi di chi mi circonda. La mia grande fortuna è di non avere segreti con nessuno e quindi non avrei rivelazioni da fare.
Sicuramente darei fuoco al mio ufficio...ma questa è una parentesi poco importante.
Un dato certo è che dovrei prendere la macchina, percorrere qualche decina di chilometri e andare a parlare con una persona a me cara, una persona che porto nel cuore. Non che abbia da rivelare chissà quale verità, perchè non ho mai lesinato parole d'amore nei suoi confronti, ma almeno passerei qualche ora lì a parlare, a chiacchierare, a stare insieme. Magari a stare insieme per l'ultima volta.
L'ultimo giorno da vivere. 
Devo ammettere, in tutta onestà, che non credo avrei rimpianti. Ho vissuto tutto quello che potevo vivere e provato tutto quel che volevo provare. Ho gioito quanto ho potuto, ho sofferto quanto mi era dovuto. Ho fatto le mie scelte senza essere influenzato, ho combattuto per le mie ragioni senza scendere a compromessi.  Ho dato tutto quello che potevo dare a tutti...o almeno a chi se l'è meritato. 
Posso dire di aver vissuto...e di aver accumulato una discreta esperienza.
Forse passerei il mio ultimo giorno a scrivere un libro, un piccolo manuale. Una specie di insegnamento da lasciare a chi lo troverà dopo la catastrofe.
Scriverei di come sia giusto non lasciarsi scappare le cose dalle mani, di come sia necessario combattere per i propri ideali e le proprie ragioni, soffrendo anche, se serve. 
Non bisogna limitare la propria felicità e, anche se è dura, bisogna saper attraversare momenti difficili e superare ostacoli che, a prima vista, possono sembrare enormi.
Una cosa che ho sicuramente imparato è che per arrivare ad un risultato, è necessario affrontare qualche difficoltà. Ma quelle che noi vediamo come difficoltà le possiamo invece catalogare sotto la voce "Passaggi necessari". La vita è un percorso, no? C'è una strada da percorrere...ma prima di arrivare al traguardo (mi auguro il più lontano possibile per tutti), ci sono curve, salite, discese, montagne, tunnel, ostacoli sull'asfalto...qualche buca. Tantissimi elementi che faranno apprezzare ancora di più quel che ci aspetta all'arrivo. Un momento difficile non è necessariamente brutto. Forse è proprio un segnale che quel che si sta vivendo non è il percorso giusto, perchè ce n'è uno migliore appena qualche metro più in là. Questa visione delle cose è complicata, difficile, me ne rendo conto. Ma credo che sia reale. 
Le cose negative accadono per un motivo: guidarci. 
Proviamo a intraprendere un sentiero, ma forse non è quello giusto...allora le avversità ci si presentano proprio per cambiare rotta o magari solo per cambiare atteggiamento. Anche il carattere ha una grande funzione nell'avventura della vita.
Affrontare un evento con la giusta personalità, può essere fondamentale. Magari abbiamo imboccato la strada giusta ma siamo noi che abbiamo allungato il passo e stiamo bruciando le tappe. 
I fattori sono tanti, ma l'importante è saper vedere gli eventi (apparentemente) negativi come indicazioni "stradali". In fondo, se ci pensate, quando guidiamo la nostra macchina, troviamo un sacco di cartelli. STOP (per fare un esempio)...quel cartello ci dice di fermarci...ma se non lo facciamo, rischiamo di causare un incidente...con chissà quali conseguenze. L'incidente non può essere casuale, perchè lo STOP c'era e se non ci siamo fermati è solo per colpa nostra. Così come le indicazioni stradali...se un cartello dice che per andare a Milano devo prendere l'autostrada A1, non posso imboccare la Salerno-Reggio Calabria!!! Mi perderò e non arriverò mai alla meta.
Mamma mia! Che metafore assurde che ho fatto...ma forse rendono l'idea.
Ad ogni modo...mi sono perso nelle mie parole e il tema era un altro: l'ultimo giorno prima della catastrofe.
Io avrei solo due o tre cose da fare. Andare a dare un bacio ad una persona lontana, abbracciare qualche amico...amico vero!!! E poi...mi farei una partita a tennis....niente di che.
Che dire? 
Solo domani sapremo che accadrà...anche se ci credo poco a queste previsioni sismiche. 
Io domattina tornerò qui a scrivere...nella speranza che vada tutto bene....domani e per sempre.




"Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita, verso tutte le altezze e tutte le profondità. L'amore non è un problema, come non lo è un veicolo; problematici sono soltanto il conducente, i viaggiatori e la strada..."
(Franz Kafka)

lunedì 9 maggio 2011

Deserto...

Mi sono svegliato in mezzo ad un deserto. Un'immensa distesa di sabbia intorno a me.
Una borraccia al collo, colma d'acqua. Un cellulare. Alcune caramelle al gusto di limone.
Indosso una maglietta nera a mezze maniche, un jeans beige molto largo e piuttosto comodo, un paio di scarponcini marroni. L'orologio al mio polso è fermo. Il mio anello "porta-fortuna" è al suo posto, lì sull'anulare destro. L'altro anello è appeso al mio collo con questa catenina nera consumata.
Sento già la sabbia tra i capelli, che diventano più crespi del solito. La sento nella orecchie, sulle dita, sulla braccia.
Il cielo è completamente libero, il vento ha spazzato via tutte le nuvole e davanti a me c'è un panorama a due colori: quello marrone chiaro delle dune e quello azzurro del cielo, divisi perfettamente a metà dalla linea dell'orizzonte.
Frugo nelle tasche in cerca di qualcosa, non so nemmeno io cosa. Forse per accertarmi di avere qualcos'altro con me oltre a caramelle, borraccia e cellulare. Nulla. Nient'altro.
Con la coda dell'occhio noto che accanto a me c'è una busta in terra, proprio a pochi passi da me. Sul dorso della lettera c'è il mio nome. Resto sorpreso e l'apro.

"Inizia un percorso lungo, non saprai quanto e non saprai quando arriverai alla meta. Con te hai dell'acqua, impara a gestirla. C'è anche un cellulare, ma dovrai imparare a gestire anche quello. Riceverai dei messaggi, ogni tanto, forse per darti forza o forse per illuderti che arriverai. Tu ne hai pochi a disposizione, dovrai dosarli lungo il cammino. Dovrai accamparti nel deserto e sarai solo. Impara a stare solo, ad adattarti a vivere con te stesso. Solo al termine di questo lungo percorso tra le dune, potrai trovare l'oasi che cercavi."

Resto onestamente sconcertato da questa lettera. Come sono finito qui? Cos'è questo deserto e che diavolo di percorso devo fare?
Mi guardo intorno ma vedo solo sabbia, a nord, a sud...a oriente e occidente...ovunque. Ovunque io guardi, c'è solo quel panorama diviso perfettamente in due colori. Cielo e deserto. Deserto e cielo.
Dovrei decidere una direzione da intraprendere.
Beep beep.
Il suono di un messaggio sul cellulare.

"La strada vecchia ti aspetta...per sempre"

Provo a interpretarne il testo. Alzo lo sguardo e inizio a camminare. Dritto per dritto, tanto non ci sono orme da seguire o indicazioni...
L'ansia prende un po' il sopravvento. Arriverò? E soprattutto, dove arriverò?

"...di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura cosa sarò dove mi condurrà la mia natura? ...la vita non è facile ci vuole sacrificio un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione...arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione...e adesso è questo giorno di monsone col vento che non ha una direzione, guardando il cielo un senso di oppressione, ma è la mia età dove si sa come si era e non si sa dove si va, cosa si sarà..."
(Lorenzo "Jovanotti" Cherubini)

domenica 8 maggio 2011

Love hurts...

L'amore è una sofferenza. L'amore fa male.
E' un dato di fatto. Una certezza.
Non lo dico da cuore infranto o da grande filosofo dei sentimenti. Lo dico sulla base della mia vita e delle storie delle persone che mi circondano. Credo che attualmente io non abbia un amico o un'amica che non sia single, oppure lasciato/a da poco, oppure separato/a, oppure divorziato/a, oppure con un'amante...e via dicendo. C'è crisi sentimentale ovunque. Chi ama e non è amato, chi è amato ma non ama...chi non ama e non è amato, ma gli piace il masochismo.
Tutti soffrono, tutti piangono, tutti si disperano.
Io anche, per carità, non mi tiro indietro. Ho la mia buona dose di disgrazie, problemi e sentimenti andati in frantumi.
Poi siamo circondati da un mondo così romanzato che è inevitabile trovarsi alle due di notte a scrivere su un blog come un disperato. E allora ecco che ti propinano il film romantico, in cui i due protagonisti, dopo mille vicissitudini, si trovano a scoprire che si amano alla follia e quindi dolcezze, carezze, amore, baci.....bla bla bla!...Poi ci sono le canzoni...e allora ecco i vari Raf, Jovanotti, Take That, Ligabue, Giorgia, Negramaro....etc etc...Ogni parola ha qualcosa a che fare con la tua vita. C'è Giorgia che canta "Come saprei amarti io...nessuno saprebbe mai..." e tu pensi (magari con la lacrimuccia) a come potresti amare la persona lontana. O magari c'è Giuliano dei Negramaro che, con Elisa, canta "Basta così...fermiamoci qui...e tu baciami qui, che l'ultimo sia...." e tu rimugini dentro di te e pensi che è ora di dire basta e fermare le sofferenze. Jovanotti che ha le tasche piene di sassi, Ligabue che pensa che lei era solo da incontrare ma c'è sempre stata,...vabbè...e tutte le svariate canzoni d'amore che possiamo ascoltare ogni giorno.
In ogni minuto della giornata, qualcosa può mettere in moto un meccanismo di tristezza e malinconia che solo noi possiamo fermare...oppure lasciarci assorbire completamente e stare col muso per 24 ore. Non farsi affossare è un pregio, che io non ho onestamente...ma ci sto provando.
Mica è facile fingere di stare bene. Mica è facile non farsi prendere dalla trama di un film e trasportarla nella propria realtà.
L'amore fa male. Love hurts.
Quello che ci portiamo dentro è come una bomba e va disinnescata al più presto. Sempre che sia quello che vogliamo. Altrimenti bisogna prendere il coraggio a due mani e lasciarla esplodere, consci del fatto che gli effetti possono essere devastanti.
Questa sera, alle due di notte, davanti al mio schermo del portatile, mi ritrovo a riflettere in maniera piuttosto ironica su un argomento tanto profondo quanto estremamente doloroso. Forse perchè sono completamente coinvolto in ogni singola parola che ho scritto o forse perchè credo vivamente in quel che ho detto.
Fatto sta che stasera, dopo un film smielato e una canzone d'amore, mi sono sentito piuttosto giù di morale. Così ho deciso di mettere qui le mie riflessioni....scherzandoci su come sempre ma giocando a fare Pulcinella, che in modo burlone diceva le sue verità.
Un uomo innamorato, nel terzo millennio, pare essere fuori moda...
Un uomo troppo buono, nel terzo millenio, è visto come un uomo debole...
Un uomo come me, nel terzo millennio, è un predestinato...

"Tears on the pillow...is all you leave behind...and the only thing you know, this time is it's time to let go...so put the key under the mat and don't you look back"
(Kid Rock)

venerdì 6 maggio 2011

Sull'isola di Lost...

Sono stato un grande appassionato della serie televisiva LOST. Ho seguito tutti gli episodi per anni, fino all'epilogo di qualche mese fa...anzi, ormai un anno fa.
Per chi non l'ha visto (o per chi se lo ricorda), nella seconda stagione c'era questo tizio, Desmond, che viveva in una stazione sotterranea, all'interno della quale c'era un complesso sistema computerizzato che aveva la funzione di contenere una forte carica elettro-magnetica proveniente dal centro della terra (o dell'isola sulla quale si trovava). In pratica Desmond doveva inserire un codice numerico ogni 108 minuti per fare si che la carica non si liberasse, creando diversi disastri  che non sto qui a spiegare. Il rischio, detto in parole povere, era quello di un'esplosione...o forse più un'implosione.
108 minuti...codice numerico...e cliccare il tasto "Execute" (il nostro "Invio" sulla tastiera!!!).
Ok...a fronte di questo racconto? qual'è il tema di oggi? Le scelte. Le scelte che dobbiamo fare nella nostra piccola vita.
E cosa c'entra con la storia di Lost?
Beh, c'entra per me...perchè ho fatto una scelta e ho una tale carica esplosiva dentro di me che devo necessariamente inserirmi un codice alfanumerico ogni 108 minuti per non spaccare il mondo! :)
Diciamo che oggi sto facendo un po' il Desmond di me stesso.


Ogni giorno la nostra vita è caratterizzata da migliaia di scelte. Appena svegli dobbiamo scegliere cosa indossare per affrontare la giornata. Scegliamo cosa mangiare per colazione. Scegliamo se andare a piedi o uscire in automobile, se non addirittura con lo scooter. Continuiamo scegliendo il giornale da comprare. Arriviamo a lavoro e scegliamo di cosa occuparci nelle successive otto ore. Nella pausa mattutina andiamo ad una macchinetta per gli snack e dobbiamo scegliere cosa mangiare per spezzare l'appetito oppure se prendere un semplice caffè, che faccia da aperitivo. In pausa pranzo si sceglie il posto in cui mangiare e poi cosa prendere come cibo: pizza, panino, un primo....etc...
Si continua così sempre. Si va al supermercato e si scelgono i prodotti che possano servire a casa. Si sceglie il programma da guardare alla tv. Si sceglie l'amico da invitare a casa. Scegliamo che pigiama indossare.
Mille e mille scelte durante il giorno.
Ma la vita è altro. Le scelte che portano davvero a qualcosa sono altre. Più importanti. A volte portano a qualcosa di migliore, a volte a qualcosa di peggiore. Ma sono comunque scelte responsabili che facciamo dopo mille ragionamenti.
Sono sempre scelte consapevoli e volute.
Si sceglie se accettare una proposta di lavoro. Una scelta importante che può indirizzare un intero percorso di vita.
Si sceglie una casa in cui vivere. E quella casa sarà il tuo rifugio per gli anni a venire.
Le scelte sono tantissime ma, bene o male, si fa sempre la scelta che più si desidera. Quello che si vuole.


A me invece è capitato di dover fare una scelta contraria alla mia volontà. Possibile? Si.
Mi sono trovato in una situazione in cui la scelta da fare era quella necessaria. Non desideravo assolutamente prendere la strada che sto intraprendendo ma ho dovuto farlo per la mia vita, per stare meglio e per riprendere le redini di un'esistenza che finiva per logorarsi dietro problemi altrui.
Può capitare quindi di non poter scegliere davvero? Può capitare sul serio di dover rinunciare alla propria volontà?
Qualcuno dice che volere è potere. Ma sono convinto che invece non sia sempre così.
E le ripercussioni quali sono? Ecco, l'esplosione/implosione che mi porto dentro è dettata da questo.
Una scelta. La scelta.
Il necessario contro il mio volere. La negazione contro il desiderio. Il certo per l'incerto.
Scegliere è una della responsabilità più grandi che abbiamo nella nostra breve vita.
Scegliere il bene per noi, per gli altri, per tutti.
Scegliere e doversi adattare a situazioni che comportano rinunce.
Io ho scelto.....e ora Desmond deve inserire il codice nella mia testa ogni 108 minuti, prima che questa carica elettromagnetica che ho in corpo raggiunga un livello tale che io spacchi tutto quello che mi circonda :)


"Sometimes I try and sometimes I cry... 
Only love will make me do what I don't wanna do...Anything you want me to... 
I will live or die...you choose...
(Color Me Badd)

mercoledì 4 maggio 2011

Waiting for tomorrow

Poca voglia di "bloggare" oggi...c'è la centrifuga accesa nella mia mente, come dicevo ieri.
Ieri ho avuto alcune certezze o, meglio, mi sono state rivelate alcune verità che possono essere più o meno interpretate.
Sono cose molto personali e magari non starò qui a scriverle.
Mi si è aperto in parte un mondo, un mondo che non guardavo o non volevo guardare. Ed è un mondo solo mio. Personalissimo.
Ho passato tanti giorni della mia vita (direi quasi tutti!) a preoccuparmi per il prossimo, per gli altri...per gli amici, per la famiglia, per una donna...senza mai guardare a me. Senza mai osservarmi con attenzione e vedere se io stavo andando bene nell'avventura dell'esistenza.
Poi, dopo alcune chiacchierate e alcuni eventi, mi rendo conto di non avere dato spazio all'uomo che guardo nello specchio tutte le mattine. E tutte le paure, i timori, le insicurezze...hanno preso forma davanti ai miei occhi. Scientificamente si chiamerebbe "Carenza di autostima". Io la chiamo "Vita non vissuta".
Beh, il concetto andrebbe approfondito...e forse oggi non è proprio il giorno giusto per lasciarsi andare a riflessioni o facile umorismo, come piace a me.
Vi lascio con alcuni versi...una nuova cosa che mi viene da fare da ieri, quando vi ho congedato con una frase di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro....
bye bye



"And I've lost who I am and I can't understand why my heart is so broken...all I know's that the end's beginning...all this time spent in vain, wasted years, wasted again...
All is lost but hope remains and this war's not over..."
(Trading Yesterday)

martedì 3 maggio 2011

La lavatrice della mente

L'attesa.
L'attesa di qualcosa di importante.
L'attesa di un momento che potrebbe portare qualcosa di positivo, così come qualcosa di negativo.
L'attesa.
Sentirsi eccitati (se deve arrivare qualcosa di bello), sentirsi spaventati (se deve arrivare qualcosa di brutto).
Ma se non sappiamo cosa ci aspetta? Cosa proviamo durante questo lungo periodo di attesa?
Sappiamo di un incontro, di un appuntamento, di una data precisa...ma non abbiamo la più pallida idea di cosa potrà accadere. Capita no?
Personalmente posso raccontare cosa provo in questi giorni...giorni d'attesa, ovvio.
Mani fredde, congelate...e i piedi pure. Testa completamente in confusione. Sembra che io non riesca a mettere a fuoco un pensiero, nemmeno uno; tutti un caos, tutti i pensieri messi insieme nella scatola cranica e li vedo girare girare girare...sembra un cestello della lavatrice...IN PIENA CENTRIFUGA!!! Vago per l'ufficio, vago per le strade, vago per casa (monolocale, quindi non è che chissà quanto io possa vagare!!!).
E la centrifuga continua a girare, mille giri al minuto...duemila....tremila....cinquemila!!! E' record!!!!
Vabbè, scherzi a parte. Questo è più o meno lo stato di attesa che mi pervade.
Cos'altro?
Ah, beh...si accende il pericolosissimo interruttore della fantasia. Avete presente? Quel bottone rosso alla base della nuca, dove c'è scritto "Warning! Don't push it!!!". In teoria basta non toccarlo ma non tutti sanno che quell'acceleratore di particelle, che attiva l'immaginazione, ha un un sistema di AUTORUN. In pratica, si accende a proprio piacimento se la centrifuga del cervello raggiunge velocità troppo elevate. Ma non è un sistema di sicurezza, anzi!!! Serve proprio a mettere altro materiale in lavatrice. Qual'è l'utilità? Dunque, scientificamente la centrifuga continua a mescolare tutti i pensieri che abbiamo (lavoro, famiglia, amici, amore, etc...), lasciando sempre quel senso di confusione sullo sfondo. In primo piano, invece, iniziano a prendere forma immagini sempre più nitide ma totalmente prive di fondamento. Immagini di quel che ci aspetterà al termine dell'attesa. Dolore, gioia, sorrisi, pianti.....di tutto un po'. 
Siamo lì fermi e osserviamo questo spettacolo...fotogrammi su fotogrammi, una pellicola proiettata in esclusiva per noi...lo sfondo in confusione, l'immaginazione nitida alla perfezione.
Ad un certo punto non sappiamo più distinguere la realtà dalla fantasia...e cominciamo a pensare che le cose andranno esattamente come le stiamo vedendo nella nostra mente. 

A) Questa reazione può creare troppe aspettative....e si rischia di rimanere delusi.
B) Questa reazione può anticipare una sofferenza.....e si rischia di rimanere sotto a un treno.
C) Questa reazione può creare facili entusiasmi....che verranno poi effettivamente soddisfatti.

Sappiamo tutti che l'ipotesi C non si verifica quasi mai e la sua percentuale media di realizzazione è pari allo 0.23% dei casi registrati dal mio personalissimo Centro Studi RH.
Allora accade che i giorni non passano mai e il tempo prefissato sembra lunghissimo, infinito. Un giorno dura un mese, una settimana.....UFFF!!! non sto nemmeno qui a pensarci...potrebbe avere gli effetti devastanti di un anno di attese!!!
Ci sono giorni in cui abbiamo l'impressione che le ore non bastino, che 24 siano addirittura poche. Altri, come questi, in cui osservi il sole...e sembra non tramontare mai. "Ma quando cali???" "Forza un po'...scendi!!! Fammi venire sonno!!!". 
Oh my God!!! Ho appena citato una parola fondamentale per questo argomento: il sonno.
Anche in questo caso, il mio Centro Studi RH ha realizzato un sondaggio che ha dato risultati spaventosi in merito alla riduzione del sonno nei periodi di attesa.
A) Il 92% delle persone perde quasi completamente il sonno
B) Il 6% delle persone riesce a riposare ma solo qualche ora a notte, e non sempre
C) Il 2% delle persone dorme beatamente

Io non faccio parte della percentuale C...e solo a volte faccio parte della seconda opzione.
Voi?
Comunque, il risultato finale è che le attese uccidono. In qualche modo logorano e creano danni seri all'anima. 
L'attesa. Una parola così corta per periodi così lunghi.
L'attesa. 
I risultati della mia attesa li avrete venerdì. La mia centrifuga ormai ha raggiunto i seimila giri e il pulsante dell'immaginazione si è già attivato da tempo. Non voglio però anticipare nulla. Per non rovinare la sorpresa.
Vedremo che accadrà....
Intanto....attendo.

"...io vivo disperso nei sotterranei di questi tuoi giorni, non resta piu' niente dei tuoi rimpianti, solo il ricordo di alcuni istanti, stretti a dovere intorno alla pancia come una cinghia...per non dimenticare...
(G.Sangiorgi / Negramaro)

lunedì 2 maggio 2011

LA MOSCA

Ieri, nella mia festa dei lavoratori passata interamente a letto (prima sotto le coperte, poi sopra), tra la lettura di un libro e un paio di film in tv, mi sono soffermato a guardare una mosca. Non prendetemi per pazzo.
Faccio la premessa. Essendo una bella giornata, avevo lasciato la porta di casa aperta...così da far passare un po' d'aria fresca e vedere il sole filtrare nella stanza. Ogni tanto ci vuole, godersi la vita al pian terreno non ha prezzo :/
Ad ogni modo, immaginate davanti a me questo quadro: una porta luminosa spalancata verso l'esterno e poco più in là una finestra (anch'essa aperta) ma con la zanzariera!
Vedo entrare questa mosca dalla porta, fa i suoi giretti nella casa, una decina di vorticosi movimenti intorno al lampadario (solo Dio sa perchè facciano questa cosa!!!) e poi va a cercare l'uscita dalla finestra. Ovviamente la retina di metallo non le permetteva di uscire.
Bzzzz....Bzzz......Bzzzzz.....questo rumore ha iniziato ad attirare la mia attenzione. Mentre guardavo la tv, ho alzato lo sguardo e l'ho guardata schiantarsi contro la zanzariera decine e decine di volte. Poi camminava lentamente, in cerca di un pertugio. Riprendeva a volare e a tentare lo sfondamento. Bzzz.....Bzzzz....Bzzz.....credo stesse impazzendo.
Ero lì che sorridevo e pensavo: "Dai, cazzo, c'è una porta spalancata a un metro da te e tu non lo capisci proprio???" "Non vedi che c'è la luce esterna anche lì???". Mi faceva morir dal ridere. Sbattere la testa per forza contro un'uscita ostacolata e non vedere chiaramente la via d'uscita più ovvia e semplice.
Il mio sorriso si è affievolito per un attimo e mi sono fermato a pensare.
In quel momento mi sono accorto che stavo guardando la mia vita in diretta.
Quella mosca ero io.
Tutto il facile umorismo che potrebbe scaturire da questa mia affermazione lo lasciamo da parte per un attimo e riflettiamo sul senso della scena.
Sono rimasto a pensare alle mie scelte, al modo di affrontare le cose, mio ma anche di tante altre persone che mi circondano.
A volte abbiamo davanti agli occhi due strade: una più complicata e una assolutamente semplice. Non abbiamo mai il coraggio di andarcene per la via più ovvia, ma dobbiamo farci del male scegliendo il complicato, l'ostacolo. E ci sbattiamo la testa, ripetutamente, fino a schiantarci completamente. Decine e decine di volte. Anche noi a cercare un pertugio per passare da lì, quando sarebbe molto più facile girarsi  e vedere che c'è un mondo che ci aspetta a braccia aperte.
Io sto facendo così, in effetti. Continuo da mesi a ronzare intorno ad una scelta, sbatto la testa contro la zanzariera, cerco una via d'uscita da quella finestra. Bzzzz.....Bzzzz....Bzzzz....Non capisco che da lì non si passa e che c'è poca speranza di trovare pace attraverso quella via.
Eppure, se solo guardassi meglio, vedrei che c'è una porta spalancata dalla quale filtra la luce, l'aria buona, la libertà e la serenità. Dovrei solo voltarmi e guardarla. Dovrei solo smettere di sbattere la faccia contro la zanzariera della mia vita. Bzzzz....bzzzz.....bzzzzz....
Certo, le scelte non sono facili e richiedono coraggio. Ma tra la merda e l'aria fresca, la scelta dovrebbe essere tanto semplice quanto ovvia.....peccato che io abbia il carattere della mosca.....e si sa, la mosca va sempre sulla merda.
Ad ogni modo....la riflessione di oggi è questa....perchè continuiamo ad ostinarci a imboccare percorsi estremamente colmi di ostacoli? Perchè di fronte al famoso bivio, abbiamo sempre la capacità di svoltare verso la strada sterrata, quando dall'altra parte c'è la via dritta e asfaltata pronta ad accoglierci?
Siamo tutti delle mosche?
Io mi auguro di no....e sono sicuro che prima o poi riuscirò a dimostrarlo....prima a me stesso e poi agli altri....
Lo sento dentro di me....qualcosa cambierà.....bzzzzzzzzzz......si si, lo sentBzzzzzzzzzzzzz......me ne rendBzzzzzzzzzzzzzzzz conto......cambierò e un giornBzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz......
Non sarò più una mosBZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
BZZZZZZZZZZ
Stump (suono onomatopeico della mia testa contro la zanzariera!!!)
BZZZZZZZZZ
Stump

BZZZZZZZZZ
Stump
Stump
Stump
BZZZZZZZZZ
Stump
BZZZZZZZZZ
Stump
Stump.....................

ciaooooooooooooooooooooobzzzzzzzzzzzzzzzzz

venerdì 29 aprile 2011

Europe in love!!!

Oggi ho parlato di matrimonio e rapporti di coppia con alcuni colleghi europei.
In particolar modo con colleghi della Polonia e della Francia.
Partendo dal fatto che in Polonia la fede nuziale si porta sulla mano destra, bene o male è incredibile vedere come l'amore sia ugualmente fondamentale in ogni cultura, in ogni parte del mondo. Un uomo non può stare senza una donna, una donna non può stare senza un uomo. O almeno pare sia così.
Ho visto questi ragazzi (coetanei...siamo ancora "ragazzi"?) che si tenevano la mano, si guardavano con gli occhi pieni di luce e scherzavano tra loro.
In quegli sguardo c'era il concetto di unione e di assoluta inconcepibilità del fatto di stare separati. Qualcosa di magico, è da evidenziare.
Addirittura i due fidanzati polacchi avevano lo stesso tatuaggio (di un simbolo giapponese, mi pare) sullo stesso braccio. Un simbolo per loro di eternità. Un'unione imprescindibile della quale non possono privarsi.
Sul mio braccio sinistro c'è tatuato "Love does not exist" e non hanno potuto fare a meno di notarlo. Ovviamente evidenziando tutto il loro disappunto.
Quel che non è chiaro nel mio tattoo è che io mi riferisco ad un concetto, alla parola in sè. Tutto il rapporto di coppia viene basato su questa semplice parole e le sue derivanti (ti amo, ci amiamo, amore eterno...etc...).
E' lì che il mio tatuaggio manda un messaggio. L'amore è una parola. Costruire un futuro insieme è un impegno. Vero. Serio. Reale.
Posso dire mille volte al giorno un "ti amo", ma è la pratica, la quotidianità a rendere reale quel termine. Parlare d'amore non è facile, per carità, e ognuno ha la sua teoria personale su come viverlo e quanto viverlo. Ma associare quella parola ad  una persona, a volte, è deviante per noi e per la vita che conduciamo. Questo sempre secondo la mia piccolissima opinione. Una parola a cui viene data così tanta importanza che poi viene addirittura rinfacciata in un momento di crisi. Quante volte, lasciando qualcuno, ci si è sentiti rispondere "Avevi detto di amarmi!" oppure "Hai promesso amore eterno".
E allora diventa una parola pericolosa. L'amore fa vittime ovunque. Nel momento in cui dici di amare una persona, non puoi più tornare indietro e probabilmente avrei mille problemi che ti porterai in eterno (da cui "amore eterno").
Pessimista? No, realista. Non attacchiamoci a quel concetto, a quel termine che continuo a sottolineare. Una volta associato ad una persona, non si leva più di dosso. Innamorarsi di una persona è una cosa che accade nel tempo, si coltiva con gli anni e se ne raccolgono i frutti solo alla fine della vita, quando ti rendi conto che è stato effettivamente così. Hai amato davvero una persona quando, in fin di vita, ti rendi conto di averla ancora al tuo fianco. A quel punto, potremo utilizzare la parola "amore".
Ognuno di noi è innamorato di qualcuno/a. Ma perchè?
Abbiamo la serenità giusta da quella persona? abbiamo le sicurezze di cui necessitiamo? Cosa ci piace? Cosa ci porta a dire "io amo tizio"?
Me lo sono chiesto tanto negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi, in particolar modo oggi, mentre scrivo ancora me lo chiedo.
Amare...questo verbo misterioso. Per come sono fatto io, amare significa anche non avere dubbi sulla persona che si ama.
Ritengo, nella mia vita, di aver amato abbastanza. Forse anche troppo di quanto meritassero le persone accanto a me. Ma come tanti, mi ritrovo comunque a scrivere di una totale sfiducia nei confronti di questo sentimento. Credo ormai che si possa "stare bene" con una persona, al punto da vivere insieme e condividere le giornate.
Ad ogni modo, confrontarmi con persone di diversa cultura e nazionalità mi ha fatto capire come il motore comune di ogni popolo sia sempre e comunque questo "amore", che ti porta a scelte assurde, che ti porta a tatuarti qualcosa, che ti porta a viaggiare insieme, che ti porta a passeggiare al mare, che ti porta a perdonare tutto, che ti porta a preparare una camomilla alle 2 di notte, che ti porta a sorridere anche quando sei solo, che ti porta a provare piacere anche con un sms, che ti porta alle lacrime di gioia, che ti porta a comprare una casa, che ti porta a smettere di fumare, che ti porta a pensare a quando sarai vecchio, che ti porta a pensare tenersi per mano, che ti porta a pensare al futuro, che ti porta.........vabbè, basta, CHE TI PORTA!!! L'amore ti porta!!! Cioè, ti prende e ti trasporta con sè. Ti prende e ti porta via.
Ca**o......ma niente niente sono innamorato?
Mmm, devo riparlare col mio tatuatore....
Ah, no...il mio tattoo è riferito alla parola....
Ops, mi sono confuso da solo...
Vabbè...ne riparleremo....
Bye Bye
RafaHell

p.s.: parlo d'amore il giorno in cui tutto il mondo sta concentrato sul matrimonio inglese di William e Kate............e improvvisamente ci dimentichiamo che siamo in guerra!!! Mah!!!!!

giovedì 28 aprile 2011

Caro amico ti scrivo...

Inaspettatamente questa giornata merita un secondo post.
Sono proprio gli eventi inaspettati che mi portano a scrivere, anche se stasera non sarò io a scrivere.
Ho trovato una lettera sul ciglio di casa, proprio sugli scalini. Le parole di un amico, un amico a me vicino. E francamente mi è sembrato che ci fosse così tanto da leggere e così tanto materiale su cui riflettere, da non esser necessario aggiungere altro.
Bye bye...RafaHell

"Caro Rafahell...come andiamo?
se ti scrivo sai ebne che c'è un motivo e probabilmente già sai abbondantemente di cosa sto per parlare. Beh, la situazione la conosci più che bene...una situazione surreale, quasi incredibile...da soap-opera. Non entro nei particolari che comunque sai perfettamente.
Oggi c'è qualcosa che non va e io mi sento totalmente fuori dal mondo, con la testa altrove, lo stomaco in subbuglio, chiuso e mille paure, senza contare i tremendi istinti che mi porterebbero a fare qualche follia. Per carità, niente di grave, tranquillo. Le mie follie le conosci. Mi limiterei a fare telefonate, inviare sms oppure a prendere la macchina e andare in quel posto lontano dove risiede la causa del mio male.
Mi sento selvaggiamente male, quasi peggio di quel che potessi immaginare. Un mio amico m'ha detto che è normale, "che ci sta!". Un altro mi ha anche detto che devo aspettarmi qualche nuova evoluzione della vicenda. Adesso la verità qual'è? Forse che io sto fingendo di aver preso una decisione quando dentro di me nutro la speranza di tutt'altro.
Prego spesso, tutti i giorni, se riesco anche tre volte al giorno. Beh, non prego perchè vengano esauditi i miei desideri ma che le cose vadano bene, qualsiasi sia il finale di questa storia.
Non lo so, forse non so nemmeno io perchè t'ho scritto e t'ho comunicato questo mio malessere interiore. Forse perchè oggi proprio non va e mi sento tremendamente a pezzi. Le mura di casa mi sembrano più strette del solito, ogni luogo non sembra appartenermi. Ho voglia di uscire ma ho anche voglia di starmene a casa. Ho voglia di parlare con qualcuno ma anche di non vedere nessuno. Ho voglia di sfogarmi ma anche di stare zitto. Ho voglia di ubriacarmi ma anche voglia di dormire. Insomma....I drive myself insane! Mi piace più in inglese...perchè dà il senso di qualcosa di peggiore del più semplice "sto impazzendo". Però mi rendo anche conto che è limitato ad oggi. Ieri non stavo così e magari domani starò molto meglio.
Ma perchè cacchio t'ho scritto 'sta lettera?
C'è una canzone dei Modà che descrive molto bene quel che mi passa per la testa e me la sto ascoltando in "repeat" continuo sull'Ipod. Il titolo è "Tutto non è niente"...ma è anche vero che in questo periodo trovo un po' di me in ogni santissima canzone che ascolto e in ogni cavolo di film o telefilm che vedo in tv. Maledetta televisione!!! :)
Caro Rafa, che dirti? forse mi serviva uno sfogo....qualcuno a cui poter dire sinceramente: "Oh, sto male...cazzo, sto male e voglio dirlo!"...magari la prossima volta ti chiamo...
Vabbè, ti lascio al tuo lavoro...e alle tue vicende personali...
Un abbraccio
Lorenzo"

Questa lettera non andrebbe pubblicata e sicuramente il mio amico mi odierà. Ma in qualche modo si ritorna al post di ieri. Non bisogna trattenere le proprie emozioni solo per farsi vedere forti. A volte si rischia di esser visti così forti che quasi viene sminuito il sentimento di malessere che si prova. Il problema del mio amico è anche questo. A forza di farsi vedere forte (e neanche ci riesce sempre!), agli occhi altrui sembra anche un uomo pieno di forza e che passerà facilmente questo periodo. Chi lo conosce, come me, sa che questo periodo va avanti da decine di mesi...Eppure lui sembra quello forte che ogni tanto cede.
Eh no...in realtà è uno che cede sempre ma che ogni tanto riesce a farsi vedere forte.
Come sempre...questo è solo uno spunto di riflessione....per chi legge, per chi ha voglia di parlare o semplicemente voglia di passare cinque minuti a leggere un post e poi ragionare sulla propria vita indipendentemente da questo blog.

Ciao a tutti
RafaHell

UTILITA' E UTILITARIA

Stamattina avevo quasi scelto il tema della giornata, a seguito di un evento tanto assurdo quanto comune ormai.
Sono stato sorpassato da un'automobile...in un distributore di benzina!!! Ma è mai possibile? Così, in fase di uscita, dopo aver fatto il pieno...il classico giovanotto col cappellino "adagiato" sulla testa ma, chiariamo, non infilato!!! Con la sua bella Lancia Y Blu del 1995 decide di fare una manovra azzardata e sorpassarmi sgommando. Ecco, escludendo il discorso riguardante l'infrazione o cmq il comportamento poco educato, io ero venuto qui a scrivere per dedicare al fantastico pilota di quella Puffo-Macchina una serie infinita di sproloqui. Avrei poi fatto una riflessione sui giovani e sulla loro poca attenzione in strada.

Ma questa era solo un'idea...e la mia critica letteraria mi ha consigliato di lasciar perdere...

Arrivo nel mio splendido ufficio (splendido?) e trovo una mail. Non che sia un evento strano ma il mittente e il suo contenuto erano inaspettati.
Una persona che legge le mie parole, non in questo blog...una piccola pagina su Facebook, dove ogni giorno pubblico alcuni pensieri/poesie. Leggo quel messaggio, quella mail...e la mia mattinata cambia. In parole povere, quelle poesie aiutano qualcuno. Quei pensieri che io butto giù su dei fogliacci a righe ogni sera nel mio letto, aiutano qualcuno ad andare avanti, a sostenersi nella giornata.
Tutta la mia visione della giornata e della mia stessa vita è cambiata. Mi sono sentito UTILE. E' una bella sensazione. Tornando al post di ieri...quanti potrebbero dire di sentirsi utili? Ma utili davvero? Certo, a lavoro si è utili...in casa si è utili...ma quando ti rendi conto di essere utile ad una persona, beh, cambia tutto. E non me l'aspettavo. Non credevo che quelle immagini del mio cervello che io riporto su carta potessero avere un significato al di là della mia sfera di realtà.
Quello che mi ha stupito è stata la sincerità del messaggio. Si capiva che era reale, che davvero erano parole dette col cuore.
Un po' mi sono sentito capito, un po' appunto mi sono sentito utile. Ed è bello.
Così mi sono ritrovato a riflettere su quello che io posso essere per gli altri, in completa contraddizione con quanto scritto ieri. Certo, non fingerò mai uno stato di vita per gli altri ma sono un po' più cosciente di poter fare qualcosa di più.
Non so, è una sensazione strana che nemmeno so descrivere con coerenza. E' bella, una bella emozione.
Ingenuamente vorrei che tutti potessero provare un'emozione del genere. Potremmo essere tutti più utili, gli uni agli altri. Magari qualcosa cambierebbe...magari le nostre vite cambierebbero.
Invito tutti a raccontarmi una volta che vi siete sentiti UTILI davvero per qualcuno.
Oggi è così...sentirsi utili...
Strano anche come i due temi della giornata si leghino...UTILITA' e UTILITARIA :)
L'utilitaria Blu che ha commesso un'infrazione stamattina, l'utilità pari a zero che sicuramente ha quel tizio che la guidava, l'utilità delle mie parole per una persona...
UTILITA' E UTILITARIA....mi piace..... :)

mercoledì 27 aprile 2011

Premessa al viaggio

Diario di viaggio...un vecchio telefilm spaziale che odiavo da piccolo aveva spesso questa frase come premessa all'episodio.
Questo che ho in mente non è letteralmente un viaggio, ma lo sarà letterariamente. Un sorta di riflessione quotidiana su quanto accade a me, a voi o a chi mi circonda, per trarne spunti di discussione o semplicemente di razionalizzazione sulla propria vita.
Chissà! Forse lo faccio più per me che per l'umanità intera ma mi piace condividere e ascoltare tutti i pareri di chi mi circonda o anche di chi, sbadatamente, si ritroverà per caso su questa pagina senza sapere il motivo.
Ogni giorno passo (e passiamo tutti, ritengo!) la mia giornata completamente perso tra milioni di pensieri...azzarderei addirittura miliardi. I pensieri sono la forma più intima e pungente che abbiamo per riempire il cervello di altrettante preoccupazioni. C'è chi facilmente se ne frega e stampa un sorriso nuovo di pacca sul proprio volto e chi invece cerca di riciclarne uno vecchio, fingendo chissà cosa o chissà quale stato d'animo. C'è chi, come me, lascia il sorriso a casa sul comodino, accanto al letto. Parcheggiato in doppia fila, vicino al lago lacrimoso che ha preso forma nella notte. Non che io sia contento di questo, ma almeno non fingo. Qualche mese fa ho capito questa cosa: dal momento in cui nasciamo siamo vittime del mondo che ci circonda e, in pieno terzo millennio, siamo assolutamente succubi degli status symbol e degli stereotipi che ti impone la società. Il sorriso sempre aperto, l'addominale scolpito, l'acconciatura perfetta o la macchina sempre linda e splendente.
Ecco, mettiamola così, io ho smesso di stare dietro a questi propositi di falsa vita. La mia macchina è sporca e lercia, l'addominale lascia spazio ad una simpatica pancetta da tamburellare mentre guardo la tv e i miei capelli hanno molto più a che fare con un letto disfatto che con un pettine. Senza parlare del sorriso, che non devo necessariamente mostrare per dare piacere ad occhi altrui. Se mi va rido, se non mi va sto serio. Non vedo il male in questo mio vivere. Lo definisco, invece, molto sincero. Ecco, sono sincero. La sincerità è il mio faro luminoso.
Quanti davvero possono affermare di alzarsi la mattina ed essere quello che vogliono? Non mi riferisco a futili sogni di gloria e ricchezza perchè, vedete, anche su questo concetto c'è molta confusione. Se io chiedo a qualcuno se è quello che vuole ogni giorno, di certo riceverò una risposta negativa. "Eh, no...no che non sono quello che voglio". Ma questa risposta è dettata da piccole ed inutili cazzate che sono ormai perpetrate nella nostra piccola scatola cranica. Essere quel che si vuole non significa necessariamente essere ricco, essere  una star, essere un attore, un cantante o un personaggio famoso. E non significa nemmeno essere un personaggio in vista nel proprio lavoro o nella propria città (che poi nelle nostra città è facile esserlo!!!). Quando parlo di "essere quel che si vuole" faccio riferimento ad un concetto di libertà. La propria libertà. La libertà di essere sè stessi, nel bene o nel male.
Siamo effettivamente liberi di svegliarci la mattina e poter scegliere di essere tristi? (per fare un esempio)
Molti diranno "no, non possiamo". E per quale assurdo motivo???
Io la mattina mi alzo, scendo dal letto e penso a me. Come sto? Come uno straccio? E allora significa che passerò la giornata a strisciare per terra. Cosa c'è di male? Perchè mai dovrei alzarmi, uscire dal mio appartamento (altro argomento che tratteremo!!!) e stamparmi un sorriso falso per ogni persona che incontrerò nel mio percorso quotidiano?
Non è prettamente un discorso negativo, lo chiarisco. Ho fatto l'esempio più classico e basta. Perchè ognuno di noi ha le sue giornate no ma, piuttosto che rovinarsi la "facciata", si preferisce fingere. Si incontra un amico e va tutto bene. Si parla con la famiglia e va tutto bene. Si sta in ufficio e va tutto bene. No! Non è giusto, perchè a fine giornata si starà peggio! Per aver represso per troppe ore il proprio male.
Ma questo può essere associato a milioni di altri stati d'animo che caratterizzano la nostra vita, fatta di infiniti giorni.
Dove vado a parare? Non lo so. Come dicevo in apertura, questo è solo uno sfogo, uno spunto di riflessione per me....e magari anche per chi legge.
Oggi è così...domani magari parlerò dell'amore...altro concetto astratto che ci dona svariati stati d'animo...
Non lo so, vedremo come mi alzerò domattina. Ma sicuramente posso affermare una cosa: domani parlerò di quel che voglio....perchè domattina, quando mi sveglierò, sarò quello che voglio!